Giungono importanti novità in merito al caso pensioni lavoratori precoci: le ultime settimane sono state segnate da importanti interventi mossi dal ministro Poletti e dal Commissario INPS Vittorio Conti, entrambi sicuri di come a margine della Legge di Stabilità arriverà una riforma della pensione anticipata in grado di rendere il sistema previdenziale più flessibile e meno rigido. Poletti ha addirittura fatto cenno alla possibilità di reintegrare la norma che prevede la cancellazione delle penalizzazioni per chi accede alla pensione anticipata prima dei 62 anni, ma il richiamo mosso la scorsa settimana dal FMI ha contribuito a modificare il contesto di riferimento.

Il Fondo monetario ha in particolare richiamato l’Italia invitandola a tagliare ulteriormente la spesa per le Pensioni, ecco che la manovra attinente alla pensione anticipata (un intervento che almeno sulla carta potrebbe interessare da vicino il caso pensioni lavoratori precoci) potrebbe essere a rischio cancellazione. L’alternativa ‘low cost’ sarebbe l’introduzione dell’APA, Assegno pensionistico anticipato, in merito al quale si attende comunque un approfondimento circa il reale meccanismo di funzionamento. Il caso pensioni lavoratori precoci rimane in sostanza appeso ad un filo.

Pensioni lavoratori precoci, pensione anticipata e APA: monito FMI giustificato dai dati

Come accennato in apertura, la manovra attinente un riassetto della pensione anticipata che interesserebbe numerose vertenze - ivi incluso il caso pensioni lavoratori precoci - è a forte rischio cancellazione a causa dell’invito mosso dal FMI di tagliare ulteriormente le pensioni. Secondo l’organismo sovranazionale, l’Italia non dovrebbe effettuare interventi previdenziali onerosi ed anzi dovrebbe tagliare quanto già spende. Scorrendo i dati a disposizione si scopre in effetti che il richiamo del FMI non è del tutto infondato. Per lo pensioni lo Stato Italiano spende qualcosa come il 30% degli 800 miliardi del totale della spesa pubblica; nel 2013 la spesa per la previdenza è stata di 254 miliardi, il 16,3% del Pil, mentre due anni prima, nel 2011, si era a quota 243 miliardi, segno evidente di come nel giro di soli 24 mesi si sia avuto un incremento di circa 11 miliardi (quasi il 4,5% in più). Andando ad osservare il trend nel lungo periodo si scopre poi un incremento senza freni: stando agli ultimi dati diffusi dall’Istat, nel corso degli ultimi 10 anni il costo del sistema previdenziale italiano è salito di oltre 50 miliardi, un’enormità. A questo punto però si entra in una sorta di circolo vizioso: le vertenze previdenziali che beneficerebbero di un eventuale riassetto della pensione anticipata sarebbero parecchie (oltre al caso pensioni lavoratori precoci, il provvedimento potrebbe affrontare anche la questione degli individui impegnati in attività usuranti e riguardare trasversalmente anche gli esodati), che via imboccare dunque considerata la scarsità di risorse e la necessità di abbassare il monte spese?

Pensioni lavoratori precoci e pensione anticipata: l’unica alternativa è l’APA

L’unica alternativa low cost al momento a disposizione dell’esecutivo è l’APA, Assegno pensionistico anticipato: l’idea sarebbe quella di destinare un prestito pagato da Stato, INPS e azienda a tutti quei lavoratori che accettino di abbandonare in anticipo l’impiego accedendo alla pensione anticipata prima dei termini, denaro che poi gli stessi lavoratori dovrebbero restituire subendo trattenute dirette sugli assegni pensionistici. La misura potrebbe essere adottata al caso pensioni lavoratori precoci e ad altre vertenze ma scontenterebbe e non poco i diretti interessati, costretti a ricevere in prestito il denaro versato in anni di contributi. E Voi che cosa ne pensate? Credete sia corretto abbassare la spesa per le pensioni? Come affrontereste il caso pensioni lavoratori precoci? Se desiderate rimanere aggiornati in tema di previdenza e pensioni vi invitiamo a cliccare il tasto ‘Segui’ in alto a destra.