Prosegue senza soluzione di continuità il dibattito previdenziale: in queste ultime settimane il ministro Poletti e il presidente della Commissione Lavoro Cesare Damiano hanno rilasciato delle interessanti dichiarazioni parlando di manovre di riassetto della pensione anticipata e di nuove misure previdenziali, ma la presentazione del pacchetto ‘La Buona Scuola’ di Renzi potrebbe aver cambiato le carte in tavola. Si, perché la riforma illustrata dal Premier è ambiziosa quanto ‘onerosa’, e per poter essere perseguita necessiterà di ingenti risorse economiche.

Si parla di oltre un miliardo di euro, una cifra importante che se confermata escluderebbe a priori la possibilità di prevedere manovre previdenziali di natura strutturale all’interno della Legge di Stabilità. Renzi ha di fatto confermato che la stessa Legge sarà utilizzata per contabilizzare le risorse necessarie a finanziare la Buona Scuola, con buona pace dunque delle misure previdenziali precedentemente al vaglio. Ad essere oltre modo penalizzato dal nuovo scenario potrebbe essere il caso Pensioni lavoratori precoci, una categoria che sperava e spera molto negli interventi pensionistici che a detta del ministro Poletti troveranno (o dovrebbero trovare posto) all’interno della Legge di Stabilità.



Pensioni lavoratori precoci, pensione anticipata, Poletti e Damiano: la Buona Scuola di Renzi cambia le carte in tavola?

Come sottolineato nel corso di precedenti contributi, una delle poche chance di risoluzione del caso pensioni lavoratori precoci risiede in una riforma strutturale della pensione anticipata che consenta agli stessi precoci di abbandonare l’impiego prima dei termini attualmente fissati dalla Legge Fornero. I quasi 67 anni di età voluti dall’ex ministro come parametro di accesso alla pensione di vecchiaia rappresentano infatti qualcosa di inarrivabile per i lavoratori precoci, gente che il più delle volte ha iniziato a lavorare a 15 o 16 anni di età. Come affrontare dunque il caso pensioni lavoratori precoci? Servirebbero ingenti risorse economiche, in primis per ridurre le penalizzazioni previste per chi accede oggi alla pensione anticipata e in secondo luogo per flessibilizzare i meccanismi di uscita dall’impiego. Tutti interventi che Poletti va richiamando in questi giorni ma che rischiano di essere messi a repentaglio dalla Buona Scuola di Renzi, che come accennato, avrà bisogno di parecchie risorse per decollare e andare in porto. Un investimento così importante nel settore Scuola contribuirebbe poi a far cadere definitivamente l’ipotesi di riforma della pensione anticipata ribadita nelle ultime settimane da Cesare Damiano: l’ex ministro vorrebbe il pensionamento per tutti a quota 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica (misura che potrebbe essere applicata anche al caso pensioni lavoratori precoci), un'ipotesi interessante che sconta però un elevato peso economico (al riguardo l’Inps parla di svariati miliardi di euro). Si va dunque verso un sistema di ripartizione delle risorse che avvantaggi il settore scolastico a ‘danno’ di singole vertenze previdenziali (in primis ma non solo quella connessa al caso pensioni lavoratori precoci, pensiamo anche ad esodati o Quota 96) e comparto pensionistico in generale. In queste ore stiamo lanciando diversi sondaggi e vorremmo chiedere anche il Vostro parere: riterreste ‘eticamente’ corretto privilegiare il settore Scuola rispetto al comparto previdenziale ripartendo le risorse a disposizione diversamente? Dateci un giudizio commentando l’articolo qui sotto!