Non si arresta il dibattito in tema di riforma del lavoro 2014 e Jobs Act: le due manovre condotte in prima persona da Renzi e dal ministro Poletti stanno scatenando un dibattito accesissimo, specie per quel che concerne la possibile cancellazione dell'articolo 18 e la sua ipotetica sostituzione con un rinnovato sistema di tutele crescenti. La partita connessa alla riforma del lavoro 2014 di Renzi e al Jobs Act di Poletti è di quelle che scotta: la posta in gioco è la caduta stessa del governo, dato che nel caso in cui la delega presentata al Senato dovesse naufragare sarebbe inevitabile porre la fiducia sul testo. Renzi, Poletti e l'Esecutivo vorrebbero evitare di dover trasformare la delega stessa in un decreto legge da far approvare nel brevissimo e per tanto sperano in un dialogo più mite. Su riforma del lavoro 2014 di Renzi e Jobs Act di Poletti si sta però scatenando un dibattito evidentemente acceso, con lo scontro tra il presidente della Commissione Lavoro Cesare Damiano e il leader del NCD Alfano a figurare tra i più caldi del momento. Come già sottolineato a proposito della manovra sulle pensioni, anche con riferimento alla riforma del lavoro 2014 il passaggio chiave sarà quello della Legge di Stabilità, provvedimento all'interno del quale, promette Renzi, saranno contabilizzati 2 miliardi di euro che serviranno per finanziare dal 2015 e per ogni anno a venire un'indennità di disoccupazione che verrebbe estesa anche a chi oggi non ne ha diritto.

Riforma del lavoro 2014 Renzi e Jobs Act Poletti: articolo 18, tutele e Legge di Stabilità

Come accennato in apertura, il dibattito relativo alla riforma del lavoro 2014 disegnata da Renzi e al Jobs Act che dovrà mettere a punto Poletti si è fatto più duro che mai: il premier deve vedersela con membri del proprio partito, con l'opposizione e con un fronte sindacale mai così unito, ma nonostante tutto appare deciso a portare avanti il percorso della delega per farla votare entro l'8 ottobre e arrivare alla pubblicazione in Gazzetta entro novembre. Il provvedimento incentrato su riforma del lavoro 2014 e Jobs Act prevede la sostanziale soppressione dell'art. 18, atto controbilanciato dall'introduzione del contratto a tutele crescenti e dall'assegno universale di disoccupazione che verrà finanziato grazie ai due miliardi di euro contabilizzati in seno alla Legge di Stabilità.

Riforma del lavoro 2014 Renzi e Jobs Act Poletti: art. 18 e tutele, Squinzi d'accordo con il premier, Damiano vs Alfano

Il dibattito incentrato su riforma del lavoro 2014 e Jobs Act di Poletti sta dunque diventando più aspro che mai: il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi si è detto d'accordo sull'eliminazione dell'articolo 18 che 'rappresenta un ostacolo agli investimenti', ma a tenere banco è lo scontro tra Damiano e Alfano. 'Alfano dice che sarebbe meglio togliere l'articolo 18 per tutti. Se l'obiettivo è quello di rendere le tutele omogenee abbassandole, io dico che non sono d'accordo' ha dichiarato l'ex ministro parlando di riforma del lavoro 2014 di Renzi, Jobs Act di Poletti e articolo 18 - Nell'emendamento del governo - sottolinea ancora Damiano - non solo non c'è la previsione per i nuovi assunti di avere l'articolo 18, ma anche la possibilità del demansionamento. Non mi sembra che questi argomenti stiano dentro l'orizzonte di un partito come il nostro che sta nella famiglia del socialismo europeo. La tesi di Alfano è semplicemente agghiacciante'. Certo il contesto si fa evidentemente ingarbugliato: l'abolizione dell'articolo 18 costituirebbe forse l'esemplificazione massima (o esasperazione, giudicate Voi) del concetto di flexicurity, ma tutto ciò che questa norma ha da sempre rappresentato per l'universo dei lavoratori è un qualcosa di difficilmente sradicabile in poche mosse. E Voi che cosa ne pensate? Siete favorevoli o contrari all'abolizione dell'articolo 18? Se desiderate rimanere aggiornati sui prossimi sviluppi vi invitiamo a cliccare il tasto 'Segui' in alto a destra.