Si annuncia un settembre in salita per il Governo dal punto di vista della previdenza, visto che le numerose lacune lasciate dalla Riforma Fornero del 2011 stanno facendo salire le rivendicazioni da ogni angolo delle parti sociali; scuola, pensionati, precari, esodati, precoci e chiunque sia rimasto in età avanzata senza lavoro e senza possibilità di accedere alle prestazioni dell'Inps. Ironicamente, sono proprio i risparmi della riforma previdenziale avvenuta tre anni fa a non poter essere toccati; se si vorrà trovare una soluzione, questa andrà cercata prima di tutto tagliando le detrazioni dei privati e le agevolazioni fiscali destinate alle imprese, oltre alle spese inutili della PA.

Non certamente un "toccasana" per un'economia già in recessione e attanagliata da una crisi lunga ben sette anni.

L'ostacolo che il Governo Renzi fatica a superare: il taglio della spesa improduttiva

Per poter chiudere finalmente la questione previdenziale, il Governo ha valutato numerosi scenari; molti di questi hanno portato nel recente passato a clamorose aperture e ad altrettanti clamorosi dietrofront. Gli ultimi due, in ordine di tempo, sono la sanatoria dei Quota 96 della scuola, eliminata all'ultimo secondo dalla Riforma della PA, e l'apertura del Ministro Poletti ad un contributo di solidarietà nei confronti delle Pensioni più elevate, subito smentito dal Premier Matteo Renzi. È evidente che l'unica strada percorribile (appoggiata dai sindacati e dagli stessi lavoratori) resta la famosa spending review, il taglio alla spesa pubblica improduttiva che viene sempre accolto con una standing ovation, ma che nella pratica diventa estremamente complicato per le numerose sacche di resistenza sempre presenti.

La pensione anticipata come unica via per uscire dall'impasse

Ecco allora che la pensione anticipata a 62 anni di età e 35 anni di contributi appare al momento l'unica strada politicamente percorribile per uscire dalla situazione di blocco nella quale si trova il sistema della previdenza italiana, tanto è vero che tra le numerose proposte arrivate dall'area governativa, questa sarebbe la sola a non aver mai subito smentite ufficiali.

Il problema su cui stanno lavorando i tecnici riguarderebbe ancora una volta il costo delle coperture, perché da sola la penalizzazione sulla mensilità ipotizzata inizialmente (dell'1% o 2% per ogni anno mancato rispetto ai requisiti) non sembrerebbe sufficiente per poter garantire la neutralità dell'iniziativa dal punto di vista dei conti. Da questo presupposto si può facilmente comprendere perché la riforma delle pensioni 2014 può passare esclusivamente per la riuscita della spending review.