La fiducia è arrivata ed anche questa volta Matteo Renzi è riuscito ad averla vinta con il suo Job Act. Da oggi il suo gruppo avrà carta bianca per organizzare il maxiemendamento sulla riforma del lavoro. Come si legge anche su La Repubblica, il governo è quindi delegato a "razionalizzare e semplificare le procedure, anche mediante abrogazione di norme, connesse con la costituzione e la gestione dei rapporti di lavoro". Per i neoassunti, verrà eliminato il reintegro a fronte di un licenziamento per motivi economici, ovvero se l'azienda decide di riorganizzare la produzione e non ha la possibilità di riutilizzare il lavoratore in altra mansione.

In sostituzione verrà elargito un indennizzo che sarà crescente in base all'anzianità lavorativa. A questo proposito verrà aggiunta anche la possibilità di revisione della mansione lavorativa, che potrà essere effettuata senza però alterare il salario in alcun modo (in caso di riorganizzazione o ristrutturazione aziendale su parametri oggettivi) soprattutto per tutelare le condizioni di vita ed economiche del lavoratore. In tale revisione delle mansioni, potrà intervenire anche la contrattazione aziendale e territoriale.

LICENZIAMENTO ECONOMICO E DISCIPLINARE SI UNISCONO NELLA RIFORMA DEL LAVORO?

Attualmente un imprenditore che vuole licenziare un impiegato può farlo per due motivi: disciplinare, ovvero legato al comportamento del dipendente; economico, cioè relativo alla performance aziendale. Ad oggi, se un giudice accerta che le motivazioni siano infondate, cioè che il fatto posto alla base del licenziamento economico non esiste, può obbligare la reintegrazione del lavoratore. Il gruppo di Renzi, composto da Poletti, Boschi e tutti gli altri ministri, vuole mantenere questa possibilità solamente per i soli licenziamenti disciplinari. Ma il confine fra licenziamenti economici e quelli disciplinari è molto fino. In pratica, se tale modifica entrasse in vigore, gli imprenditori saranno più incentivati a perseguire solo i licenziamenti economici, anche nel caso di comportamenti opportunistici di un proprio impiegato, per il semplice motivo che i licenziamenti economici costano molto meno dei licenziamenti disciplinari.

Dall'altra parte, il dipendente licenziato per motivazioni economiche, potrebbe dichiarare davanti al giudice che in realtà la società per cui lavora vuole punirlo per il proprio comportamento. A questo punto, anche se venisse presumibilmente accertato che il dipendente fosse in torto, il giudice potrebbe nella maggioranza dei casi imporre alla società il reintegro del dipendente perché trattasi di presunto licenziamento disciplinare e, secondo il giudice, l'azienda potrebbe punire l'impiegato in altri modi senza arrivare al licenziamento, come ad esempio cambiare gli orari di lavoro. Infatti, da quanto si legge nel nuovo Job Act di Renzi, saranno tutelati tutti quei lavoratori che verranno licenziati per motivi discriminatori e per quelli ingiustificati di natura disciplinare particolarmenti gravi, previa qualificazione specifica della fattispecie.

TIPOLOGIE CONTRATTUALI LIMITATE E CONTRATTO A TEMPO INDETERMINATO CONVENIENTE?

Inoltre, l'obiettivo di Renzi è anche quello di rendere il contratto a tempo indeterminato una forma lavorativa privilegiata, senza però dimenticare le collaborazioni coordinate e continuative non regolate dai contratti nazionali, dotandole di un compenso ad orario minimo, andando anche a sfoltire le oltre 40 forme contrattuali attualmente esistenti.