Tanto tuonò che piovve! L'accordo, l'invocato, l'auspicato accordo, tra renziani e la minoranza del Partito Democratico sui temi del lavoro (jobs act) e nella fattispecie sull'articolo 18 dello statuto dei lavoratori, è stato trovato.

Cosa prevede l'accordo?

L'accordo prevede il reintegro per licenziamenti discriminatori e disciplinari senza giusta causa. Punto che era stato il pomo della discordia, tra le varie anime del partito. Sarà stato anche l'effetto della proclamazione dello sciopero generale da parte della CGIL della Camusso (indetto per il venerdì 5 dicembre) e sostenuto anche dalla minoranza del P.D.

ad ammorbidire le varie posizioni, tanto da raggiungere una onorevole mediazione? Sta di fatto che tutti i leader hanno espresso la loro soddisfazione per la mediazione raggiunta.

Quali i mediatori all'interno del P.D.?

Artefici in primis, oltre al presidente del partito Matteo Orfini, ( il segretario/premier Matteo Renzi era a Bucarest per impegni internazionali), il responsabile Economia e lavoro del Nazareno, Filippo Taddei, e i membri Pd che siedono in commissione Lavoro a Montecitorio, guidatati dal presidente della commissione stessa, Cesare Damiano.



Strada in discesa per l'approvazione entro la fine dell'anno?

Sembra allora che la strada per l'approvazione del jobs act in tempi rapidi, abbia la strada spianata.

Il P.D. ritiene di poterlo approvare prima della fine dell'anno in corso, tanto da essere operativo gà dal primo gennaio 2015 e permettere così alle aziende di poter assumerelavoratori approfittando della defiscalizzazione per un triennio in caso di assunzioni digiovani.

Ma tutti all'interno della maggioranza sono disponibili a rendere agevole il cammino del jobs act, tenacemente voluto dal premier Matteo Renzi?

Pare proprio di no. Gli alfaniani del governo non gradiscono affatto l'accordoraggiunto tra le anime del P.D. Dice Maurizio Sacconi,indispetito"Il Pd non ha ancora la maggioranza assoluta nelle due Camere", lasciando intendere che il suo partito (NCD), anche se è all'interno del governo, si potrà mettere di traverso, se non ci sarà una riunione di maggioranza per definire ancora alcuni lati, a loro parere, controversi, dell'accordo raggiunto nel P.D.

Intanto Forza Italia, SEL e M5S stanno affilando le lame per far sì che il job act non abbia a nascere se non saranno ascoltate anche le loro richieste. La politica bella, è bella perché è varia! Staremo a vedere. Seguiteci cliccando su "segui" sotto al titolo.