Ok da Montecitorio al Jobs act di Renzi, il disegno di legge delega sulla riforma del lavoro ora torna al vaglio dell'aula di Palazzo Madama. Il testo del Jobs act è stato approvato dall'aula della Camera dei Deputati presieduta da Laura Boldrini con 316 a favore, 6 contrari e 5 parlamentari astenuti. Tutti i gruppi parlamentari di opposizione, al momento della votazione, hanno lasciato l'aula di Montecitorio in segno di protesta. Spaccato il Partito democratico di Matteo Renzi: al voto sul Jobs act non ha partecipato infatti neanche la minoranza del Pd.

Riforma lavoro e pensioni 2014-2015, il Pd di Renzi si spacca la voto sul Jobs act

Oltre che sulla riforma del lavoro il Partito democratico resta profondamente diviso sulla riforma pensioni 2015: a spaccare i dem, tra l'altro, il ddl per la pensione anticipata presentato dalla minoranza Pd a Montecitorio ma non ancora approvato e su cui non sembra esserci vero interesse da parte del Governo Renzi. Si tratta del disegno di legge - caldeggiato dal presidente della commissione del Lavoro della Camera dei Deputati Cesare Damiano che domani incontrerà il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Giuliano Poletti - per la pensione anticipata a 62 anni con 35 anni di contributi di anzianità, prepensionamento che andrebbe così esteso ai lavoratori pubblici sul modello del prepensionamento statali previsto per i lavoratori della Pubblica amministrazione dalla riforma Pa e Pensioni 2014-2015 del ministro Marianna Madia (anche lei del Partito democratico).

Jobs act, spaccato il Pd di Renzi alla Camera: ecco i deputati 'dissidenti'

Pur "apprezzando l'impegno della commissione Lavoro" della Camera dei Deputati presieduta da Cesare Damiano e "riconosciuto i passi avanti compiuti su singole norme", hanno spiegato i dissidenti Pd, "alla fine di una discussione seria e che rispettiamo - hanno scritto in un documento i deputati del Partito democratico che hanno scelto di non partecipare al voto sul Jobs act - noi non possiamo votare a favore del Jobs act".

Tra i deputati che non hanno votato il Jobs act di Renzi e Poletti anche Gianni Cuperlo e Maria Iacono, Rosy Bindi e Angelo Capodicasa, Davide Zoggia e Barbara Pollastrini; Francesco Boccia e Maria Grazia Rocchi; Stefano Fassina e Michela Marzano; Alfredo D'Attorre e Ileana Argentin; Filippo Fossati e Alessandra Terrosi; Massimo Bray e Gianna Malisani.

La componente più radicale della minoranza del Pd, quella guidata da Pippo Civati, è invece rimasta in aula e ha votato no al Jobs act. "Certamente la sinistra al governo - ha affermato l'ex premier Massimo D'Alema al Tg2, a proposito del rapporto conflittuale del Governo Renzi con i sindacati - non rappresenta il sindacato e può anche avere un momento di discordia. Ma l'asprezza dello scontro, l'insulto e il disprezzo verso il sindacato cui abbiamo assistito ultimamente - ha aggiunto D'Alema - non ci sono mai state prima e secondo me sono un errore".

Jobs act e riforma pensioni, Landini: non solo sciopero generale, andremo oltre

"Lo sciopero generale ha ancora più senso - ha dichiarato il segretario della Fiom Cgil Maurizio Landini a Otto e mezzo, su La7 commentando l'ok al disegno di legge delega sulla riforma del lavoro - dopo che hanno approvato il Jobs act e dopo che il governo continua a rifiutare il confronto.

Anzi - ha aggiunto il leader della Fiom Cgil - invito le persone a partecipare allo sciopero generale" su Jobs act e riforma pensioni in programma venerdì 12 dicembre 2014. "Andremo oltre allo sciopero generale, non ci fermiamo, faremo - ha avvertito Maurizio Landini - anche altre cose".