Infuocato più che mai il dibattito dell'opinione pubblica intorno alla questione riguardante la pensione anticipata contributiva, le novità che giungono dal Governo non sono positive: è arrivato il "No" alla proroga dell'opzione donna da parte della Commissione Bilancio della Camera. Le donne dal 2015 dovranno dunque dire addio all'opzione donna voluta dalla Legge 243/2004? Saranno costrette, venuta meno l'unica via di fuga dall'attuale Riforma Fornero, a lavorare fino all'età di 66 anni?

Pensione anticipata contributiva, novità: addio opzione donna, ecco le conseguenze

A conti fatti, visto che la cosiddetta opzione donna avrebbe consentito alle lavoratrici, in via sperimentale, ancora per tutto il 2015 di poter accedere alla pensione anticipata contributiva a 57 anni se dipendenti e a 58 anni se autonome, quelle rimaste escluse dovranno lavorare 9 anni in più.

La circolare Inps 35/2012 sembrerebbe, al momento, aver avuto la meglio sul Comitato Opzione Donna. La presidentessa Dianella Maroni ha riunito nel Comitato ben 6.000 lavoratrici, che fiduciose contavano di poter preservare il loro diritto alla pensione: non può, dicevano, una circolare, a causa di una differente interpretazione, rendere vana la Legge del 2004, il Governo dovrebbe concedere la proroga per sanare questo delicato émpasse.

Così però non è stato, infatti, nonostante gli interventi presentati da Maria Luisa Gnecchi e dal Viceministro dell'Economia Morando, l'emendamento Sel è stato bocciato. Sebbene in sede di discussione siano stati evidenziati da un lato i vantaggi economici nel lungo periodo per lo Stato, si tratta pur sempre di assegni calcolati con metodo contributivo, e dall'altro l'ingiustizia di mandare in pensione 9 anni dopo quelle donne che hanno avuto la sfortuna di maturare i requisiti solo quest'anno, andando incontro alle conseguenze della famigerata circolare 35/2012.

Opzione donna, novità: addio proroga, quali speranze per la pensione anticipata?

In cosa possono ancora sperare le donne? A questo punto non resta che confidare nelle proposte di pensione anticipata giunte in Parlamento come la Quota 62 di Damiano, mentre la Quota 100 per le lavoratrici donne non porterebbe a grandi benefici.

Ricordiamo infatti che la Quota 100, riesumata da Damiano, consentirebbe a coloro che sommando età anagrafica e contributiva giungano alla soglia 100 di accedere alla pensione anticipata, ma per le donne, che volevano optare per il calcolo contributivo, si tratterebbe pur sempre di arrivare a 65 anni avendo solo maturato 35 anni di contributi totali.

Pensione anticipata, abolizione riforma Fornero, opzione donna: filo rosso comune

Altra soluzione potrebbe essere il referendum abrogativo della Lega Nord, che ricordiamo ha già ottenuto il sì della Corte di Cassazione ed è ora in attesa della decisione della Corte Costituzionale. Se arrivasse il via libera e il referendum abrogativo della Legge Fornero avesse esito positivo sarebbe davvero la svolta del comparto previdenziale. Le donne potrebbero dunque sperare in qualche altra misura che permetta loro di uscire prima dei 66 anni attualmente richiesti dalla Legge Monti-Fornero del 2011, l'abolizione della Legge Fornero resterà un'utopia o si trasformerà in realtà? Le donne adesso, più che mai, dovendo dire addio alla pensione anticipata contributiva dal 2015, confidano che qualcosa nel comparto previdenziale muti concretamente.