Resta un momento delicato quello vissuto dalle lavoratrici  che chiedono la quiescenza con l'opzione donna e dai quota 96 della scuola; entrambi sono in attesa di una risposta sulla propria situazione, anche se dalle ultime notizie l'esito sulle posizioni potrebbe essere piuttosto differente. In Parlamento si sta infatti discutendo della proroga per la prima categoria di lavoratori, mentre i secondi sembrano destinati a restare bloccati ancora per un po' di tempo all'interno delle strutture scolastiche. Facciamo insieme il punto sulle due situazioni.

Lavoratrici con opzione donna: Inps prosegue a congelare le richieste ma un emendamento potrebbe sbloccare la situazione

Per quanto concerne l'opzione donna, gli ultimi aggiornamenti riguardano un emendamento nel decreto Mille proroghe proposto da Sel, che intende estendere la possibilità di esercitare il diritto al pensionamento anticipato secondo i criteri prefissati fino al 31 dicembre 2016. Si tratta di un segnale importante e di discontinuità, visto che purtroppo la stessa sorte non è toccata a tanti altri emendamenti riguardanti il sistema previdenziale, come ad esempio quelli proposti da Movimento 5 Stelle, Forza Italia e Lega Nord per estendere le tutele dei lavoratori esodati.

Pensioni Quota 96 nella scuola: resta ancora ferma la situazione dei lavoratori pubblici operanti nell'istruzione

Se nel caso dell'opzione donna si vede qualche spiraglio di luce, resta invece ancora bloccata la situazione dei Quota 96: sotto questo termine si riuniscono lavoratori ATA e insegnanti che in seguito all'introduzione della legge Fornero hanno perso la possibilità di ottenere la quiescenza con 36 anni di versamenti e 60 anni di età, oppure con 35 anni di versamenti e 61 anni di età.

Nelle ultime settimane i comitati Quota 96 hanno inoltrato tramite una lettera indirizzata al Miur (con indicati in copia il Ministro del Lavoro Poletti e il Ministro dell'Economia Padoan) la richiesta ufficiale di effettuare un riconteggio tramite le strutture informatiche dell'istruzione, ma dal Governo non è arrivata nessuna risposta.

Resta dunque ancora in corso di validità la soluzione individuata tramite la riforma sulla buona scuola, che prevede il reindirizzamento dei lavoratori a mansioni meno onerose fino al raggiungimento dei nuovi requisiti di pensionamento.

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