Sono ormai diversi mesi che si sente parlare di 'staffetta generazionale', termine nato con i primi provvedimenti della nuova riforma della Pubblica Amministrazione ma che poi ha trovato utilizzo nel lessico relativo alla riforma delle pensioni. Per giungere a questo obiettivo è necessario pensare ad una maggiore flessibilità sia per i lavoratori del settore pubblico che per quello privato che vada ad interessare il sistema previdenziale nazionale. Al momento, sono al vaglio del governo diverse ipotesi di uscita anticipata per tutti che permetterebbero di lasciare il lavoro prima rispetto a quanto avviene ora, seguendo quanto stabilito dalla legge Fornero, approvata nel 2011 durante il governo Monti.
L'ipotesi più accreditata è quella relativa al cosiddetto prestito pensionistico, un modo per non toccare i requisiti per andare in pensione a cui sono assoggettati i lavoratori, mantenendo invariato l'impianto dell'attuale sistema previdenziale in vigore. Proprio attraverso questa ipotesi, i lavoratori potrebbero smettere di lavorare due o tre anni prima del raggiungimento dei requisiti richiesti attraverso un prestito da parte dello Stato (circa 700 euro al mese) da riconsegnare in piccole rate al momento della pensione vera e propria. Altra ipotesi sul tavolo del presidente del consiglio Matteo Renzi è quella dell'uscita anticipata per tutti a 62 anni di età anagrafica con 35 anni di contributi utilizzando il metodo contributivo per il conteggio dell'assegno pensionistico.