E' stato rinviato nuovamente di un giorno l'approdo nelle commissioni parlamentari di Montecitorio e Palazzo Madama dei primi due decreti attuativi della legge delega sul lavoro (Jobs act) del Governo Renzi. L'arrivo in Parlamento dei due decreti sul nuovo contratto a tutele crescenti che modifica l'articolo 18 dello statuto dei lavoratori e sugli ammortizzatori sociali che introduce la nuova Aspi era previsto per ieri mattina ma è slittato a oggi martedì 13 gennaio 2015.

Riforma lavoro 2015: 'bollinati' dalla Ragioneria dello Stato i decreti del Jobs act

Secondo il presidente della commissione Lavoro della Camera Cesare Damiano - che ha già sollecitato nuove modifiche al Jobs act - il rinvio è stato causato da possibili problemi sulle coperture per la nuova Aspi riscontrati durante l'esame del testo da parte del Tesoro.

Ieri mattina a Palazzo Chigi si è svolto un incontro tra il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio e il ragioniere generale dello Stato Daniele Franco: non avrebbero parlato delle coperture finanziarie per il decreto attuativo del Jobs act, secondo quanto hanno precisato fonti governative. Sta di fatto che ieri sera si è concluso l'esame del tanto atteso decreto legislativo: è arrivata la cosiddetta "bollinatura" da parte della Ragioneria Generale dello Stato sul testo che riforma i nuovi ammortizzatori sociali.

Adesso i due decreti attuativi sulla nuova Aspi e sul nuovo contratto a tutele crescenti sono pronti per assegnati oggi (martedì 13 gennaio) alle commissioni Lavoro di Senato e Camera, rispettivamente presiedute da Maurizio Sacconi (Ncd) e Cesare Damiano (Pd).

Il parere delle commissioni, che va espresso entro 30 giorni, è obbligatorio ma non vincolante. Poi partirà il count down per l'entrata in vigore delle novità sui licenziamenti, sui lavoratori neoassunzioni, sugli assegni di disoccupazione che verranno estesi a 24 mesi e allargati in via sperimentale per il 2015 anche ai collaboratori.

Riforma pensioni 2015: domani la Corte Costituzionale decide sul referendum

E mentre si attendono le ultime novità in arrivo dal Parlamento sui decreti attuativi del Jobs act, cresce l'attesa per la decisione dei giudici della Corte Costituzionale che domani diranno sì o no all'ammissibilità del referendum per l'abolizione della riforma pensioni Fornero proposto dalla Lega Nord di Matteo Salvini.

In vista della decisione della Consulta un coro di voci si è levato a difesa della riforma previdenziale del Governo Monti. Autorevoli economisti, giuslavoristi ed esperti di previdenza ipotizzano anche la non ammissibilità del quesito referendario. Il giuslavorista Franco Carinci pensa che la Consulta non ammetterà il referendum proposto dai leghisti che hanno raccolto quasi 550.000 firme.

"Credo che la Corte Costituzionale - ha sottolineato - non considererà ammissibile il referendum su una legge che ha segnato una svolta giudicata positiva". Secondo Carinci comunque la riforma Pensioni Fornero "non è - come sostenuto da alti esperti - legge di Bilancio" anche se è contenuta in una manovra economica e finanziaria.

"La scelta - ha aggiunto il giuslavorista interpellato dall'Ansa - sarà più politica che tecnica". "Credo che la Corte Costituzionale sarà coerente - ha affermato l'economista Giuliano Cazzola - con la propria giurisprudenza consolidata e rispettosa di quanto disposto dall'articolo 75 della Costituzione, il quale non ammette il referendum per le leggi tributarie e di bilancio".