Procede senza sosta il dibattito in tema di pensioni lavoratori precoci e lavori usuranti. A stagliarsi in questo momento su tutte le altre è la figura del presidente dell'INPS Tito Boeri che ormai da settimane lavora ad una proposta organica che arriverà sul tavolo del governo Renzi entro il mese di giugno. Il numero uno dell'ente previdenziale ha spiegato che si lavorerà alla creazione di un sistema più equo e solidale, meno sperequativo e più a misura di cittadino: la missione di Boeri appare dunque complessa data l'intenzione espressa dal professore della Bocconi di 'far comprendere ai cittadini che i contributi non sono una tassa ma una forma di risparmio'.

Difficile a credersi specie in un contesto nel quale le ingiustizie sono all'ordine del giorno e gli assegni previdenziali presentano importi che sfiorano il ridicolo. Se dal punto di vista delle proposte di riforma della previdenza continua a reggere la cosiddetta Quota 41 che potrebbe risultare ottimale in ottica Pensioni lavoratori precoci e lavori usuranti, sul versante Istituzionale continuano gli appelli al governo Renzi affinchè 'apra la mente' rendendosi conto che esistono lavori e lavori e che non tutte le uscite dall'impiego possono essere disciplinate allo stesso modo.



Pensioni lavoratori precoci e lavori usuranti, Boeri e Quota 41: solo parole, zero fatti - Nuovi appelli dalla CGIL

Parlando di pensioni lavoratori precoci e lavori usuranti la situazione appare bloccata: mentre sullo sfondo il presidente INPS Boeri continua a lavorare ad un sistema previdenziale che sembra più utopico che concreto - 'Spariranno le iniquità della Legge Fornero e ci sarà maggiore trasparenza informativa' - continuano a non arrivare proposte concrete con i soliti appelli a rubare la scena. L'ultimo in ordine di tempo quello del segretario CGIL Lamonica: 'Non si può prevedere l'innalzamento dell'età pensionabile per tutti i lavoratori indipendentemente dagli impieghi svolti. È inaccettabile, i lavori non sono tutti uguali e non si può chiedere a chi ha un'occupazione usurante di lavorare fino a 67 anni. Così come non è possibile non tener conto dei lavoratori precoci'. Parole importanti certo che però non prevedono una proposta di riforma alternativa. Se ad oggi certe vertenze previdenziali continuano ad essere ignorate o rimangono irrisolte la responsabilità è anche dei sindacati, che soprattutto in passato non hanno svolto con la dovuta determinazione il lavoro di rappresentazione delle istanze dei lavoratori.



Una delle poche proposte che potrebbe risultare positiva in ottica pensioni lavoratori precoci e lavori usuranti riguarda la cosiddetta Quota 41. L'idea sarebbe quella di concedere a tutti i lavoratori la possibilità di abbandonare l'impiego a quota 41 anni di contributi senza considerare l'età anagrafica di riferimento. Sganciare quest'ultima dai requisiti di accesso al pensionamento sarebbe certamente vitale in ottica lavoratori precoci laddove gli individui impiegati in attività usuranti avrebbero invece bisogno di tutele specifiche delle quali al momento non v'è traccia. Nonostante delle discrete premesse teoriche non esiste dunque una proposta concreta per le due categorie a quasi 4 anni di distanza dalla Legge Fornero, il provvedimento che in fin dei conti ha contribuito alla nascita delle due vertenze. L'auspicio è che presto si passi dalle parole ai fatti.