Pare totalmente cambiato il vento che sembrava spirare dalle parti di Palazzo Chigi: se fino a qualche settimana fa parlavamo di armonia e condivisione di intenti in vista di un programma di riassetto della previdenza ambizioso e profondo quest'oggi è invece necessario fare i conti con una realtà ben diversa che rischia di compromettere seriamente la riuscita della riforma e non solo in ottica pensioni lavoratori precoci e lavori usuranti. A stagliarsi sulle altre le polemiche che in queste ore hanno visto protagonisti Cesare Damiano, 'infuriato' contro Matteo Renzi, e Matteo Salvini, protagonista di un botta e riposta con l'ex ministra del lavoro Elsa Fornero.

In mezzo una marea di posizioni contrastanti, con una serie di attori politici a chiedere a gran voce profonde modifiche alla Legge Fornero ed altri a difendere invece spirito e risultati della stessa riforma, un provvedimento che alcune settimane fa il premier Renzi ha definito 'la migliore riforma possibile per il sistema Italia'. Molto di rado si era assistito a dichiarazioni tanto contrastanti e a punti di vista prospettici così lontani fra loro: in assenza di un'inversione di rotta il rischio concreto è una deriva senza precedenti.

Pensioni lavoratori precoci e lavori usuranti, uscita 60 + 40 e penalizzazioni: il dibattito si fa sempre più aspro

L'attuale contesto di riferimento è dunque sferzato da una serie di polemiche e scontri dialettici. Se Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro, ha accusato il premier Renzi di 'trascurare il tema previdenziale', Salvini della Lega Nord ha ribadito che la Legge Fornero 'va cancellata dall'ordinamento italiano'. Una presa di posizione forte alla quale Elsa Fornero ha risposto con toni altrettanto accesi: 'Dalla Lega Nord arriva solo una bassa politica'. E' un tutti contro tutti insomma, nel quale vertenze come i casi pensioni lavoratori precoci e lavori usuranti rischiano l'ennesimo naufragio. Dal punto di vista delle proposte di riforma continua a tenere banco l'ormai famosa Quota 100 'targata' Damiano, che presto potrebbe concretizzarsi in una sotto-proposta mirata a concedere a tutti i lavoratori la possibilità di abbandonare l'impiego a quota 60 anni di età più 40 di contributi. Sul piano Damiano si è detto tutto e il contrario di tutto, con una buona schiera di sostenitori e un comunque nutrito pull di attori politici a dirsi contrari. Alcuni tecnici obiettano in particolare come la Quota 100 potrebbe avere un senso solo fissando un tetto di età, un minimo raggiunto il quale si possa andare in pensione.



Una variazione del genere sarebbe certo negativa in particolare pensando ai casi pensioni lavoratori precoci e lavori usuranti, per i quali Cesare Damiano ha in mente un programma diverso. L'ex ministro vorrebbe evitare di imporre un limite di età lasciando al lavoratore la libertà di 'comporre' la Quota 100 come meglio creda, a patto però che ad ogni 'decisione' venga assegnato un certo carico di penalizzazioni sull'assegno previdenziale. L'ammontare di quest'ultimo sarebbe così proporzionato all'età raggiunta la quale si opta per l'abbandono dell'impiego, con una serie di incentivi previsti all'opposto per spingere i lavoratori a prolungare il proprio percorso lavorativo. Questi i punti di un dibattito che al momento si tiene però a distanza: nelle scorse settimane il ministro Poletti ha sottolineato che si sarebbero tenuti una serie di meeting con i sindacati per discutere della riforma, ma sin qui non si è avuto alcun tavolo di concertazione. Cosa che fa spazientire gli animi e crescere i dubbi sulla reale intenzione del governo Renzi di intervenire in ottica previdenza. Seguiremo i futuri sviluppi, cliccare il tasto 'Segui' in alto a destra se desiderate rimanere aggiornati.