Il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Giuliano Poletti è ancora a lavoro per risolvere nel più breve tempo possibile il problema della flessibilità in uscita che nonostante i continui tentennamenti, rimane l'obiettivo principale dell'esecutivo Renzi. Garantire una maggiore flessibilità in uscita, è divenuto ormai indispensabile visto che la Legge Fornero ha penalizzato pesantemente gran parte dei lavoratori italiani allungando ulteriormente l'età pensionabile.

Come affermato nei giorni scorsi dal ministro Poletti, il Governo sta tuttora valutando le ipotesi più probabili attraverso un accurato studio che si concluderà a giugno, mese in cui potrebbe presentare in Parlamento una valida proposta di legge su una maggiore flessibilità in uscita che possa garantire nel contempo un maggiore risparmio per lo Stato.

"Gli interventi sulla riforma delle Pensioni è un tema all'ordine del giorno e il punto di riflessione e decisione coinciderà con la prossima Legge di Stabilità", ha affermato Poletti. Secondo lo stesso ministro del Lavoro, inoltre, occorre partire dal problema riscontrato da migliaia di lavoratori over 50 che hanno perso il posto di lavoro e che rappresenta una delle questioni più delicate e difficili da risolvere.

A tal proposito l'idea del neo presidente dell'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale Tito Boeri sarebbe l'adozione di un ammortizzatore sociale per i lavoratori di età compresa tra i 55 e i 65 anni. Come riportato da "Pensioni Oggi", l'ipotesi sulla modifica degli assegni con importi elevati, è stata smentita dallo stesso ministro del Lavoro Poletti, secondo il quale il prelievo del cosiddetto contributo di solidarietà sarebbe un operazione molto complessa che potrebbe comportare molta confusione tra i cittadini.

Scende in campo anche il sindacato Uil che propone un meccanismo di flessibilità in uscita con la possibilità per i lavoratori di combinare età e contributi senza andare in contro a nessun tipo di penalizzazione sull'assegno previdenziale.