In questo periodo si stanno susseguendo molte ipotesi di riforma del sistema previdenziale italiano con proposte sulla flessibilità che continuano ad arrivare sul tavolo del premier Renzi. Sul fronte politico da registrare le azioni di Lega Nord e M5S che continuano a chiedere la possibilità di prorogare il sistema opzione donna con il metodo contributivo al 31 dicembre 2018. Altri partiti, come Sel e minoranza Pd puntano la loro attenzione sulla proposta Quota 100 oppure sulla possibilità di andare in pensione al raggiungimento dei 62 anni di età con un versamento contributivo di 35 anni e, con l'applicazione di penalizzazioni che potrebbero arrivare anche all'8 percento.

Boeri, il prossimo mese, presenterà un pacchetto di riforme, tra le quali l'assegno universale

Nel frattempo, Tito Boeri, presidente dell'Inps, di concerto con Giuliano Poletti, ministro del welfare, ha confermato per il prossimo mese di giugno la presentazione di un pacchetto di proposte oltre al cosiddetto 'assegno universale', per tutte quelle persone al di sopra dei 55 anni con una situazione di disagio economico, secondo quanto riportato dal sito pensionioggi.it. Per quanto riguarda gli altri piani di uscita anticipata, dalla cosiddetta Quota 100 al prestito pensionistico fino a giungere all'applicazione del sistema contributivo per tutti, c'è bisogno di un'approvazione da parte dell'Unione Europea e, anche, dai tecnici del Ministero dell'Economia. Cerchiamo di capire cosa potrebbe succedere se venissero attuati i progetti di riforma sin qui allo studio.

Prestito pensionistico

Attraverso questo sistema si potrebbe lasciare il lavoro due o tre anni prima degli attuali limiti per il raggiungimento dei requisiti.

Questo progetto prevede un anticipo da parte dello Stato di circa 700 euro mensili. Raggiunti i requisiti, il lavoratore restituirà quanto ricevuto in anticipo, a piccole rate addebitate sull'assegno mensile. Il ministro Poletti ha evidenziato che l'attuazione di questa ipotesi porterebbe alla cosiddetta 'staffetta generazionale' allo scopo di consentire un aumento dell'occupazione giovanile.

Quota 100

Questa proposta è stata presentata da Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro alla Camera, con la quale si potrebbe usufruire della pensione al raggiungimento del valore 100, quale somma tra età anagrafica e anni di contribuzione. Ad esempio, un lavoratore lascerebbe il lavoro con un'età di 62 anni con un versamento contributivo di almeno 38 anni.

Sistema contributivo (Opzione donna)

Un altro sistema che potrebbe essere approvato dal governo Renzi è quello che permette ai lavoratori, così come è stato applicato sinora per le donne, di andare in pensione all'età di 57 anni (dipendenti) o 58 (autonomi), solamente nel caso in cui si siano versati 35 anni di contributi, accettando però il conteggio del proprio assegno pensionistico con il meno conveniente sistema contributivo. Questo significherebbe rinunciare a circa il 25/30 percento di quanto si percepirebbe con il retributivo.