"I soldi vanno restituiti e possiamo dire addio al tesoretto" afferma il Presidente della Commissione lavoro alla Camera Cesare Damiano. Le dichiarazioni sono state riprese dalla Gazzetta del Mezzogiorno, che ha incentrato un proprio editoriale sulle conseguenze più probabili della decisione presa dalla Corte Costituzionale, in relazione alle mancate rivalutazioni delle Pensioni superiori alle 1450.00 €. "Il rischio è che il tesoretto finisca nel buco delle pensioni" titola il giornale. A tutti gli effetti, negli scorsi giorni il computo delle possibile risorse necessarie per adempiere alla decisione della Consulta non hanno fatto che salire: si è partiti riprendendo dai 5 miliardi iniziali presunti dall'avvocatura di Stato per poi arrivare ai 10 miliardi dei sindacati, fino ai 13 miliardi di euro previsti informalmente da alcuni esperti di welfare.

Quel che appare ormai certo è che il risparmio previsto inizialmente nel Documento di programmazione economica e finanziaria è stato posto seriamente a rischio dalla recente interpretazione dei giudici costituzionali, tanto che il Ministero dell'economia ha accolto la sentenza n. 70/2015 non solo con rassegnazione, ma anche con una certa perplessità.

I tecnici del Governo allo studio del piano B per cercare una soluzione alla sentenza sulle pensioni

Stante la situazione, i fronti che si sono aperti in relazione alla vicenda sono due: il primo riguarda la valutazione delle azioni utili per assolvere alle problematiche del pregresso, ovvero al pagamento delle rivalutazioni pensionistiche arretrate per il biennio 2012 - 2013.

Il secondo invece è relativo a quanto verrà fatto in futuro, perché l'interpretazione che il Governo darà alla sentenza della Corte costituzionale non potrà limitarsi solo agli anni passati, ma dovrà coerentemente essere applicata anche per le pensioni attualmente in essere. A tal proposito, è interessante notare la valutazione fatta all'Agenzia di notizie ANSA dall'esperto delle questione economiche del PD: "la pensione deve essere proporzionale ai contributi versati.

Se è così, vanno riallineati i benefici pensionistici ai contributi effettivamente corrisposti all'Inps, intervenendo solo su quelle più alte". È chiaro quindi che il Governo potrebbe decidere di intervenire solo una parte della platea dei possibili interessati, ad esempio alzando il moltiplicatore della pensione minima e di fatto raddoppiandolo (passando cioè da tre a sei volte il vitalizio di sussistenza pubblico).

Vi è infine da sottolineare che la stessa erogazione delle rivalutazioni mancate potrebbe non essere automatica, ma legata ad uno specifico ricorso legale del contribuente.

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