"Da giugno vederemo se agli annunci seguiranno i fatti, dato che se si vuole raggiungere il traguardo nella legge di stabilità bisogna iniziare un confronto subito": sono le parole espresse dal Segretario della Cgil Vera Lamonica, in riferimento alla necessità di introdurre delle misure di flessibilità nell'accesso all'Inps già a partire dai prossimi mesi. La questione si protrae ormai da anni, ovvero da quando la legge Fornero del 2011 ha previsto un forte innalzamento dei criteri utili per il pensionamento, sia dal punto di vista anagrafico che contributivo, al fine di stabilizzare i conti dello Stato e rendere sostenibile l'Inps nel lungo periodo.

Ma la stretta sui criteri di quiescenza ha anche portato a degli effetti molto pesanti sullo stato sociale, visto che di fatto sono sorte situazioni di disagio che in molti casi attendono ancora una tutela definitiva. 

Riforma pensioni e misure anticipate: le ultime dichiarazioni sui meccanismi di apertura

Stante la situazione appena descritta, le parti sociali hanno chiesto più volte di poter avviare un tavolo unificato di discussione sul tema, al fine di poter avviare una trattativa con l'esecutivo che possa sfociare in una misura dal carattere strutturale. "Ci sono milioni di persone che passano dai nostri sportelli perché non sanno cosa fare e perché sono disperate" spiega la leader Cgil Susanna Camusso in occasione dell'evento organizzato per i 70 anni dell'Inca.

Secondo il sindacato bisogna riaprire il tema della flessibilità previdenziale, garantendo ai lavoratori che vivono condizioni di disagio la possibilità di uscire con anticipo dal lavoro. Tra le proposte più recenti, ricordiamo quella della Quota 97 arrivata dalla Commissione lavoro alla Camera, secondo la quale i lavoratori potrebbero ottenere il prepensionamento a 62 anni di età, purché abbiano accumulato almeno 35 anni di versamenti e accettino una penalizzazione del 2% per ogni anno di anticipo rispetto ai criteri ordinari Inps (per un tetto massimo dell'8%).

Per i precoci si è discusso invece di un'uscita con 41 anni di contribuzione, indipendentemente dall'età. Due proposte che i sindacati hanno accolto con perplessità, non vedendo di buon occhio penalizzazioni e vincoli anagrafici, visto che in molti casi non è ragionevole costringere le persone a restare bloccati sul proprio posto di lavoro.

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