"Con la nostra proposta attribuiamo una delega al Governo per superare le rigidità introdotte dalla legge Fornero nel 2011 e lasciamo all'esecutivo il compito di adottare la legislazione di dettaglio" spiega il Presidente della Commissione lavoro al Senato Maurizio Sacconi commentando la legge delega di riforma previdenziale su cui hanno lavorato i senatori nelle ultime settimane. L'idea è quella di aprire alla flessibilità previdenziale sul modello già proposto presso la Camera dei Deputati, ovvero permettendo a tutti i lavoratori disagiati di uscire dal proprio impiego con sessantadue anni di età e trentacinque di contribuzione presso l'Inps, seppure accettando una penalizzazione del 2% per ogni annualità che risulta non conforme rispetto agli attuali parametri di quiescenza.

Ma in Senato si è discusso anche di altre ipotesi di apertura dell'Inps (e di conseguenza del mercato del lavoro ai più giovani): si pensi ad esempio all'utilizzo del part time per chi ha già raggiunto l'età pensionabile, in modo da favorire la staffetta generazionale. Oppure all'anticipazione di due anni per tutte le donne che lavorano pur dovendosi occupare di un familiare in difficoltà.

Lavoratori precoci e prepensionamenti: si attende un riscontro per chi ha iniziato a lavorare in giovane età

Restano invece ancora da definire i criteri di pensionamento per la cosiddetta quota 41, ovvero per quei lavoratori che hanno già maturato diversi decenni di attività alle spalle, ma che resterebbero esclusi dalla quota 97 a causa della giovane età anagrafica.

Per questa platea, dalla Commissione lavoro alla Camera è arrivata la proposta dei quarantuno anni di contribuzione al fine di garantire l'accesso alla pensione anticipata. Non sono però emersi ulteriori dettagli su come dovrebbe concretizzarsi questa opzione; sono in molti, ad esempio, a chiedersi se si pensa di applicare anche ai precoci una penalizzazione così come è stata studiata per il pensionamento tramite il meccanismo a quote.

Governo esclude ricalcolo contributivo puro per il rischio di pensioni troppo basse

Sembra invece possibile escludere in via definitiva l'idea di aprire le porte al prepensionamento per tutti tramite un ricalcolo contributivo puro della mensilità erogata; nonostante il Governo sembra aver preso in considerazione questa possibilità, i calcoli dei tecnici hanno dimostrato che in molti casi la mensilità erogata sarebbe troppo simile o vicina a quella della pensione sociale.

Un evento che costringerebbe di fatto lo Stato ad erogare altri supporti di welfare ai destinatari, rendendo inutile la misura dal punto di vista dei risparmi sui conti dell'Inps.

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