Il giudizio della CGIL, in una nota congiunta con la UIL, è particolarmente duro: la riforma pensioni e PA 2015 del governo Renzi è una vera e propria truffa ed il motivo è molto semplice, lo Stato non finanzia il ricambio generazionale, e il costo della manovra ricade interamente sui pensionandi. L'approvazione del disegno di legge delega per la riforma della Pubblica Amministrazione suscita già grandi polemiche e soprattutto una norma si trova ad essere al centro dell'attenzione: si tratta della possibilità per i dipendenti pubblici di richiedere il part-time con stipendio ridotto, in maniera tale da permettere il turnover generazionale.

Il bluff segnalato dai sindacati consiste nel fatto che i contributi per il raggiungimento dei requisiti previdenziali dovranno essere pagati dai lavoratori stessi.

Perché è una truffa la riforma pensioni e PA 2015 del governo Renzi? Le news al 02-05

Il livello di tensione tra sindacati e governo Renzi cresce sempre di più: non soltanto il Jobs Act, ma ora anche la riforma scuola e la riforma delle Pensioni e della Pubblica Amministrazione per il 2015 rappresentano altrettanti terreni di scontro. Il nodo è rappresentato da un emendamento che è stato accolto e che prevede che il lavoratore che deciderà di optare per il part-time dovrà pagarsi da solo il differenziale nei contributi se non vuole avere ripercussioni negative sulla propria pensione futura.

L'emendamento è chiaro soprattutto sul punto che sottolinea la necessità che la norma non contenga oneri aggiuntivi per le casse dello Stato. In poche parole, la riforma deve essere a costo zero. "Ridicolo chiamarla riforma", questo il giudizio della nota congiunta della CGIL e della UIL. Ma la nuova norma non piace neanche alle opposizioni e anche nello stesso partito di maggioranza i mal di pancia sono parecchi.

La controproposta della CGIL al governo Renzi sulla riforma pensioni e PA per il 2015, news 02-05

Il comunicato della CGIL e della UIL pone una domanda molto concreta al governo Renzi: dov'è il turnover generazionale? La nuova riforma della PA e delle pensioni 2015 prevede 128mila uscite nei prossimi 4 anni e 70mila assunzioni, il che equivale a dire un nuovo taglio al settore pubblico.

Il ricambio, tra l'altro, sarà finanziato non dallo Stato, ma dagli stessi pensionandi che accetteranno il part-time, pagandosi da sé i contributi previdenziali. La controproposta è molto semplice: mettere in campo un piano assunzioni da 100mila unità, forze giovani e fresche, con copertura finanziaria da trovare attraverso i tagli alle consulenze esterne, vere e proprie piaghe della corruzione italiana. Anche la minoranza dem sembra non apprezzare la forzatura di Renzi, anche se il suo potere politico e contrattuale sembra essere ridottissimo dopo la serrata dei ranghi per la fiducia sull'Italicum. Ad intervenire è il solito Cesare Damiano che richiede esplicitamente che i differenziali nei contributi vengano pagati dallo Stato e non da parte dei pensionandi.

È tutto con le ultime news al 02-05 sulla riforma pensioni e PA del governo Renzi per il 2015. Per ricevere aggiornamenti costanti sulle questioni di politica economica del governo Renzi, cliccate sul pulsante "Segui" in alto sopra il titolo dell'articolo.