E' bufera sulla riforma pensioni 2015 su cui sta lavorando l'esecutivo guidato dal premier Matteo Renzi sempre più intenzionato a modificare la legge Fornero inserendo maggiore flessibilità per la pensione anticipata dopo aver disposto il decreto in applicazione della sentenza della Corte Costituzionale che ancora continua a far discutere, in particolar modo dopo le critiche del ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan ai giudici costituzionali a cui ha però prontamente replicato il presidente della Consulta Alessandro Criscuolo. Sulla vicenda è intervenuto anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella per dire che aldilà di qualche critica che rientra nella normale dialettica politica e istituzionale, non vede né tensioni né scontri tra l'esecutivo e la Corte.

Riforma pensioni: scontro tra il Governo e la Consulta, l'intervento del Capo dello Stato

"Ormai - ha affermato oggi il ministro per le Riforme e i Rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, in un'intervista al Sole 24 Ore in edicola oggi - non c'è altro da commentare, la Corte Costituzionale si è pronunciata. Il governo- ha aggiunto - ha fatto il proprio lavoro e, grazie al ministro dell'Economia Padoan, la soluzione è stata individuata: restituiamo - ha spiegato il ministro - 2,2 miliardi agli italiani". Ma i sindacati e le opposizioni non ci stanno e chiedono il rimborso totale e non parziale degli arretrati pensionistici, secondo quanto deciso dai giudici della Consulta e sulle nuove forme di flessibilità in uscita per la pensione anticipata annunciate dal premier nel contesto delle modifiche alla legge Fornero, le organizzazioni sindacati, rivendicando con fermezza il loro ruolo, continua a sollecitare l'apertura del tanto atteso tavolo di confronto con l'esecutivo che però non sembra tanto entusiasta e convinto voler cominciare la contrattazione sindacale in "vecchio stile".

Previdenza e lavoro: sindacati e minoranza Pd contro il 'sindacato unico' immaginato da Renzi

E come se non bastasse, a mettere benzina sul fuoco delle polemiche con le parti sociali sulla riforma pensioni è arrivato ieri anche il premier Matteo Renzi che auspica un "sindaco unico, unito e unitario". Ma i sindacati, e non solo, hanno subito contestato l'idea del presidente del consiglio.

"Ipotesi concettualmente sbagliata, così solo nei regimi totalitari", ha replicato la leader della Cgil Susanna Camusso. "Il Governo - ha aggiunto il segretario generale della Cisl Annamaria Furlan - si occupi dei problemi veri, a partire da crescita e lavoro". Il sindacato che vorrebbe Renzi è "come quello che ha Putin", ha detto il segretario generale della Uil Carmelo Barbagallo.

"Ma dove c'è un sindacato unico - ha aggiunto il dirigente sindacali - o ci sono governi totalitari o ci sono lavoratori che stanno peggio. Renzi si deve rassegnare - ha sottolineato Barbagallo - a un sindacato riformista". Anche la minoranza del Partito democratico è contro l'idea del premier del sindacato unitario e chiede una "legge sulla rappresentatività". "I concetti di unico, unito e unitario riferiti al sindacato - ha affermato in una nota il presidente della commissione Lavoro alla Camera, Cesare Damiano - vanno ben distinti tra di loro. La tradizione sindacale del nostro Paese - ha aggiunto il parlamentare dell'Area Riformista del Pd che fa riferimento a Pierluigi Bersani - esclude che si possa costruire un sindacato unico".