Huffington Post ci offre una chiave di lettura del cambiamento politico in atto in Italia, con un articolo a firma di Giacomo Galanti in cui si spiega che la cultura tra i politici non è alla base delle idee. Riallacciandosi al libro di Silvia Truzzi, giornalista de Il Fatto Quotidiano che ha intervistato 16 grandi saggi, ne esce un quadro in cui le generazioni "rottamate" dai quarantenni rampanti, oggi al governo, non nascondono un senso di fastidio per quella che definiscono Lumpenbourgeoisie, ossia una borghesia maleducata e intellettualmente pezzente.

Prescindere dalla conoscenza perché non serve al potere, questo è quanto esce fuori dalle interviste ai 'saggi'. Ignoranza del contesto nel quale ci si muove nella gestione della cosa pubblica per comprendere le ragioni della protesta dei docenti contro il DDL Scuola.

La sete di potere prescinde dal sapere

A detta di Gustavo Zagrebelsky, che della Corte Costituzionale è rimasto membro in qualità di presidente emerito, c'è uno scadimento culturale generale della classe dirigente che non fa certo bene ad un Paese che vuole risollevarsi dalla crisi. Nell'articolo dell'Huffington Post viene messo in luce l'aspetto di fastidio che si prova a vedere i nuovi governanti fare annunci roboanti senza contenuti che contribuiscano a mantenere il welfare che per oltre mezzo secolo, dalla fine della seconda guerra fino alla nascita dell'euro è stato il collante di gente come Pietro Nenni, Palmiro Togliatti, Amintore Fanfani, Sandro Pertini, Giorgio Almirante e altri politici celebri.

E questo si traduce in un rischio fallimento per lo Stato dalle conseguenze nefaste.

L'addio al Pd di Adriana Lodi

E' Repubblica a fornirci una ulteriore testimonianza di un fenomeno di allontanamento tra generazioni pubblicando un articolo in cui si parla di Adriana Lodi, ormai ex deputata del Pd che è stata assessore comunale a Bologna e che per apprendere un modello di welfare andò anche in Svezia.

La ex parlamentare spiega che non approva la discriminazione della riforma Renzi perché produce ulteriori divisioni per classi invece di mantenere l'unità necessaria per la scuola pubblica. Molti la ricordano ancora come la mamma degli asili nido.