Sono momenti di tensione quelli che la Scuola sta vivendo, mentre in Commissione Cultura del Senato viene esaminato ancora il DDL che rappresenta la riforma di Renzi, col maxiemendamento preparato dai relatori Francesca Puglisi e Franco Conte. Stamattina abbiamo già elencato quali sono le modifiche apportate al testo originale secondo le indiscrezioni, modifiche che sostanzialmente cambiano poco o nulla. A queste di aggiungono la conferma delle assunzioni entro il 2015 per gli idonei del concorso a cattedra 2012 e la possibilità che i dirigenti scolastici abbiano un contratto della durata massima di 7 anni non rinnovabile.

Sui loro poteri di chiamata e decisionali nessuna modifica. Ma OS lancia un allarme circa la possibilità che il DDL passi comunque e Renzi la spunti a dispetto di tutto e tutti.

La fiducia è già stata decisa sul DDL scuola?

La fiducia è già stata autorizzata dal Consiglio dei Ministri, riferisce il famoso sito. La Lega e il M5S hanno annunciato che non intendono ritirare i loro emendamenti, in quanto il nuovo testo del maxiemendamento non apporta alcun valore aggiunto alla riforma. Ma se l'opposizione continuerà, il Governo chiederà la fiducia sul maxiemendamento giovedì. Le ultime indiscrezioni fanno sapere che giorno 19 giugno, il Consiglio dei ministri ha autorizzato la richiesta di fiducia sul provvedimento.

A poco son servite le parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che aveva detto che non si può governare a colpi di fiducia. E a cosa sono servite le rimostranze da parte di docenti, sindacati, famiglie e studenti, che tutti in coro hanno urlato No alla riforma, se alla fine andrà comunque a finire in questo modo?

C'è già chi urla alla dittatura di un Presidente del Consiglio non eletto dal popolo. Renzi viene insultato continuamente sui social network e viene invitato caldamente a ritirarsi e tornare a casa. Eppure continua ad andare avanti come un treno. Attendiamo gli ultimi sviluppi, che non tarderanno ad arrivare. Anche se di positività ormai ne resta ben poca. Di rabbia, invece, ce n'è da vendere.

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