Governo Renzi e Stato italiano schivi dell'UE: si potrebbe riassumere in questo modo il tenore delle dichiarazioni rilasciate dal capo gruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati Renato Brunetta, che ha denunciato lo stato di servilismo forzato cui è sottoposto l'esecutivo del Bel paese ormai da tempo. Limitatamente al caso pensioni lavoratori precoci appare evidente come la Quota 41 contenuta in uno soltanto dei vari ddl presentati in Commissione Lavoro sia stata accantonata per volere di Bruxelles. Se l'UE è la mente il ministro dell'economia Padoan è il braccio esecutore.

E' lui a tenere in mano la mannaia che di volta in volta si abbatte su provvedimenti e proposte di legge perché ritenuti troppo onerosi per le casse statali. E poco importa se il presidente della Commissione Lavoro Cesare Damiano ha recentemente parlato della necessità di ragionare su una manovra di politica sociale non limitandosi alla sola politica economica. Il vero problema del comparto previdenziale italiano sta nel fatto che ormai da anni si ragiona come ci si trovasse dinnanzi a manovre fiscali o leggi di bilancio: al centro di tutto in realtà c'è il futuro delle generazioni che hanno contribuito alla crescita del paese col sudore della fronte per non parlare della sopravvivenza delle classi più giovani che a causa dell'altissimo tasso di disoccupazione nelle Pensioni del padre o del nonno hanno spesso trovato un fondamentale ammortizzatore sociale.

Tutti ragionamenti questi che Renzi non considera minimamente.

Novità Pensioni lavoratori precoci e decreto Renzi: Padoan blocca Quota 41, DEF rivisto e corretto per volere di Bruxelles

'L'avevamo denunciato, avevano negato, ci avevano detto che non era necessario, adesso puntualmente contrordine compagni: l'Europa ha costretto il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, a presentare al Parlamento un aggiornamento dello stato dei conti pubblici italiani dopo la sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato illegittimo il blocco dell'adeguamento delle pensioni al costo della vita': ad esprimersi in questi termini, così come riportato sul portale pensioni blog, l'onorevole Renato Brunetta, che ha tradotto in parole quanto noi andiamo dicendo ormai da tempo.

L'UE sta condizionando pesantemente la manovra previdenziale condotta dall'Italia che negli ultimi anni è risultato essere il paese d'Europa col monte spese pensionistico più elevato ma anche quello dove gli assegni sono cresciuti proporzionalmente di meno. 'Ancora una volta l'Europa ha tirato le orecchie al governo italiano e il governo Renzi ha dovuto obbedire' ha proseguito Brunetta.

'Se ci avessero ascoltato quando abbiamo chiesto noi l'aggiornamento del Documento di economia e finanza (DEF), Padoan e Renzi avrebbero fatto una figura migliore'. Al di là delle presa di posizione di parte di un membro dell'opposizione, appare innegabile come l'Italia abbia dovuto rivedere i propri piani per volere dell'Unione Europea. Ecco spiegata la 'nuova' diffidenza contro la Quota 41 che tanto comodo avrebbe fatto in ottica pensioni lavoratori precoci, ecco spiegato l'atteggiamento di Boeri che sciorina improvvisamente cifre astronomiche su manovre che lui stesso patrocinava sino a poche settimane fa.



E se il decreto sul rimborso delle pensioni può aver sottratto delle risorse è pur vero che ci sono dei fondi che il governo Renzi non ha mai considerato.

Su tutti il 'fondo perpetuo' che da sempre va a finanziare i vitalizi spettanti ai deputati che ogni anno costano qualcosa come 234 miliardi di euro. Per non parlare degli assegni al di sopra dei 4mila euro al mese, o di chi percepisce tre o quattro trattamenti previdenziali dall'INPS. Restando sempre ai precoci, l'auspicio è che le nuove misure di flessibilità in uscita possano risultare adattabili alla particolare condizione di chi ha iniziato a lavorare in tenera età. A breve l'INPS stesso presenterà il proprio progetto di riforma. Allora ne sapremo di più.