Secondo i sindacati si è consumata quella che può essere definita la 'vendetta' di Renzi: il premier infatti ha dichiarato che, a causa degli emendamenti dell'opposizione interna ed esterna, non può che saltare il piano assunzioni per l'anno scolastico 2015-2016. Le dichiarazioni, rilasciate durante il programma Porta a Porta, sono da prendersi sul serio: è stata infatti revocata la seduta notturna della Commissione Istruzione al Senato e lo stesso premier ha lanciato un prossimo appuntamento per i primi giorni di luglio, quando verrà convocata una conferenza generale sulla Scuola.

Lo scontro si è immediatamente aperto: le opposizioni accusano Renzi di non aver voluto stralciare il piano assunzioni dal resto della riforma scuola 2015, il premier accusa le opposizioni di aver fatto saltare tutto, cercando di delineare uno scenario conflittuale tra le varie tipologie di precari. L'Anief risponde immediatamente lanciando l'idea di una class action contro il governo.

Ultime news al 17 giugno sulla riforma scuola 2015 di Renzi

Uno degli interventi più duri e immediati alla scelta di Renzi di far saltare il piano assunzioni a causa del troppo lungo percorso parlamentare della riforma scuola 2015 è stato di Marcello Pacifico dell'Anief. La strategia del sindacato è sempre stata quella giudiziaria e così l'idea sarebbe di mettere in piedi una vera e propria class action contro il governo Renzi: il modello di diffida sarà già pronto entro pochi giorni e si tratta di inondare i tribunali del lavoro con migliaia di ricorsi.

Non soltanto il governo aveva parlato di 150mila assunzioni, che poi si erano ridotte a 100mila, ma soprattutto si tratta di un ennesimo aggiramento della direttiva dell'Unione Europea n. 70 del 1999. Anche l'Anief accusa Renzi di aver compiuto una sorta di "vendetta": la riforma della scuola non piace al mondo scolastico e mai si era compattato così in maniera unitaria, il premier ha deciso di legarla alla questione delle assunzioni come una sorta di ricatto.

Si è trattato di un braccio di ferro: Renzi era consapevole di non avere numeri sufficienti al Senato e che il governo poteva inciampare proprio sulla scuola, che doveva essere il suo "cavallo di battaglia". Resta la delusione e l'amarezza per una sistema politico che decide su questioni determinanti in un paese democratico soltanto dal punto di vista della visibilità e del consenso.

Le critiche piovute dai sindacati riguardano anche un altro punto: il tentativo del premier di dividere il fronte dei precari tra le varie tipologie, cercando uno scontro e quella che può essere definita una "guerra tra poveri". La speranza è soltanto una, secondo i sindacati: che Renzi non riesca realmente a spaccare il fronte unitario della scuola e che la battaglia possa continuare, coinvolgendo tutti i precari della scuola.

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