"Non possiamo dimenticare l'urgenza di introdurre già nella legge di stabilità un criterio di flessibilità previdenziale" ha spiegato recentemente il Presidente della Commissione lavoro alla Camera Cesare Damiano, rispondendo anche a chi afferma che per fare le riforme non si può sforare le regole di Bruxelles. "La matematica conta, ma fino ad un certo punto. Da politico di vecchio stampo che ha vissuto il periodo in cui la politica dominava su tutto, dalla finanza all'economia, ritengo corretto l'intervento della politica in questo ambito [...] Non sono un estremista, combatto sia Schauble che Varoufakis, perché sbagliano entrambi e guai a noi se dimentichiamo il debito".

Resta però un dato di fatto che la vera prova su cui deve riuscire a passare la riforma della previdenza è quella dei conti, viste anche le minacce di veto che arrivano dall'Europa nel caso in cui le misure adottate dovessero avere un impatto negativo sul bilancio pubblico.

Riforma della previdenza, il dibattito sulla quota 97 e 41 si sposta sul problema delle coperture 

Stante la situazione, l'esecutivo ha espresso più volte nel recente passato la propria volontà di trovare una soluzione per la questione della flessibilità previdenziale, sebbene abbia anche indicato la strada del compromesso tra conti pubblici ed esigenze dei lavoratori come chiave di svolta. Spicca pertanto la mancata presa di posizione registrata fino ad ora sulle proposte di riforma suggerite dalla Commissione lavoro alla Camera.

Stiamo parlando della possibilità di garantire il prepensionamento con la cosiddetta quota 97, composta da almeno 62 anni di età anagrafica e 35 anni di contribuzione. Il contenimento dei costi prevede di aggiungere una penalizzazione massima di una mensilità su tredici, mentre per i lavoratori che hanno iniziato in giovane età si suggerisce un meccanismo di uscita con quarantuno anni di età senza altre penalità.

Delle proposte che avrebbero incontrato anche il favore di molti lavoratori esodati, precoci e di chi sta vivendo situazioni di disagio, ma che sarebbe stata giudicata come molto onerosa dai tecnici dell'Inps, i quali ne hanno stimato il costo tra gli 8 e i 10 miliardi di euro.

Compromesso sulle pensioni e costi dell'apertura alle anticipate: quale soluzione? 

Proprio per questi motivi è tornato attuale il dibattito sulla tenuta dei conti e sulla rigidità nell'applicazione delle regole di bilancio. Tutti ora si domandano se il compromesso a cui mira l'esecutivo riuscirà davvero a trovare la quadra tra le esigenze dei lavoratori e quella dei tecnici, che chiedono di mantenere il rigore dei conti. Per conoscere la risposta, bisognerà attendere la prossima legge di stabilità. E voi, quale pensate sarà lo scenario più probabile in tema di flessibilità previdenziale? Fateci conoscere la vostra risposta inserendo un commento nel sito, mentre per ricevere gli ultimi aggiornamenti sulle pensioni vi ricordiamo la possibilità di usare il comodo pulsante "segui" che trovate nella parte alta dell'articolo.