Il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, è pronto a cogliere qualsiasi segnale 'positivo' per far valere la sua logica del 'pugno duro'. La notizia del crollo delle tessere della Cgil rappresenta un vero e proprio assist per il premier che torna a pensare alla riforma sindacati.

Sappiamo bene come il rapporto tra il capo del governo e i rappresentanti dei lavoratori sia tutt'altro che idilliaco e ce ne siamo accorti ampiamente alla luce di quanto successo con il decreto Jobs Act e con la riforma scuola: fosse per Renzi, i sindacati potrebbero tranquillamente contare come il due di picche quando la briscola è cuori.

Allora avanti tutta con l'ennesima 'riforma di ferro', pienamente intenzionata a cambiare le regole dei contratti e degli scioperi: che cosa ha in mente il Presidente del Consiglio?

Renzi e riforma sindacati: cosa potrebbe cambiare

Il governo, prendendo spunto dalle proposte di legge in discussione alle Commissioni Lavoro di Camera e Senato, sta pensando di introdurre una soglia di sbarramento al 5 per cento di rappresentanza (percentuale di iscritti che possono partecipare alle trattative, presa sul totale dei lavoratori sindacalizzati).

L'altro 'puntello renziano' riguarda il diritto di sciopero: perchè la protesta abbia il via libera dovrebbe esserci l'assenso di almeno il trenta per cento dei lavoratori.

Tale soglia, però, sarebbe applicabile solo ai lavoratori appartenenti al settore pubblico, dato che sarebbe improponibile la sua estensione anche alle imprese private.

Anche in tema di rinnovo di contratto, potrebbero esserci delle novità. Anche in questo caso, il governo starebbe studiando un'altra soglia percentuale: affinchè un accordo tra azienda e rappresentanti dei lavoratori possa risultare valido, dovrà essere approvato dal cinquanta per cento dei lavoratori o dei delegati sindacali (più uno).

Riforma sindacati: ok Confindustria, Uil e Cisl contrari

La riforma sindacati trova accoglimento anche da Confindustria che ritiene, comunque, che la soluzione migliore debba essere un accordo Confindustria-sindacati: tuttavia, anche un intervento del governo potrebbe risultare utile.

Cgil sostiene che c'è già l'accordo del 2004, mentre Cisl e Uil sono, invece, decisamente contrari ad una riforma sindacati: l'impressione è che ci stiamo avviando verso un altro durissimo scontro dagli esiti imprevedibili, come del resto il premier Renzi ci ha oramai abituato.