Circa 55.000 posti in palio, 6.000 solo per il sostegno: prende finalmente il via la fase c dele assunzioni previste dal ddl Buona Scuola, che vede protagonisti una vasta schiera di docenti senza cattedra che verranno impiegati come organico di potenziamento senza cattedra al servizio di scuole singole o reti di scuole. I nuovi docenti avranno il compito di valorizzare e potenziare competenze linguistiche, digitali e di laboratorio, logico-matematiche e scientifiche, discipline artistiche, motorie nonché l’integrazione dei disabili e insegnamento dell’italiano ai non madrelingua.

Assunzioni scuola, via alla fase C: la palla passa alle scuole

Con il recepimento della circolare Miur da parte degli USR, la fase C di assunzioni nella scuola è ufficialmente iniziata: si avvicina giorno dopo giorno la data del 5 ottobre in cui è fissata la scadenza per cui ciascuna scuola è chiamata a comunicare il proprio fabbisogno di personale da inquadrare come organico di potenziamento. Tra il 10 e il 15 ottobre avverrà il caricamento delle figure domandate per aree disciplinari e solo successivamente, dal 12 al 20, si procederà con l’attribuzione dei posti disponibili. I destinatari di quest’ultima fase di assunzioni saranno, lo ricordiamo, i precari delle GAE e gli idonei dell’ultimo concorso scuola.

I posti disponibili tuttavia, difficilmente saranno coperti in toto: a dispetto dei 55.000 posti, sono in circa 42 mila i docenti in attesa e probabilmente riceveranno quasi tutti l’incarico nella provincia di iscrizione in graduatoria o, al massimo, nella stessa regione. Una buona notizia per i neo assunti che nonostante lo spauracchio dell’assegnazione nazionale dovranno così fronteggiare spostamenti contenuti.

Certo, rimane il “disagio” di non poter disporre di una cattedra propria, costretti a spostarsi di progetto in progetto, ma tant’è.

55.000 i posti disponibili, attribuzione incarichi per aree disciplinari

La brutta notizia è invece per presidi, docenti e sindacati che dovranno far fronte non solo all’insufficienza di personale, ma anche d’insegnamento: se da una parte si riscontra abbondanza di insegnati in educazione fisica, storia dell’arte e musica, scarseggiano figure abili nell’insegnamento della matematica alle medie, nelle lingue straniere e nel sostegno.

Per far coincidere domanda e offerta, il Miur ha quindi deciso di procedere all’assegnazione dei professori per aree disciplinari anziché per classi di concorso e mettendo di fatto alcuni docenti ad insegnare materie diverse da quelle per cui sono abilitati. L’annacquamento dell’insegnamento che ne deriva è alla radice delle perplessità avanzate su quest’ultima fase che dovrebbe durare circa un anno, in attesa dell’immissione in ruolo dei 60-80 mila nuovi docenti che entreranno con il prossimo concorso scuola.