La partita previdenziale è ormai entrata nella fase calda. Stando così le cose, con un governo Renzi che continua ad insistere su un intervento soft, quella calcistica appare la metafora più azzeccata per analizzare un clima che si va appesantendo sempre di più. Due le fazioni in lotta, i cittadini da una parte che continuano a chiedere una riforma equa ma realmente strutturale e l’Esecutivo, che dimostra di essere sordo ai richiami del popolo salvo poi prestare orecchio ai dettami provenienti dall’Unione Europea. Parlando del caso Pensioni lavoratori precoci il clima di conflitto risulta più acuito che mai: sullo sfondo una Legge di Stabilità che, promettono i leader delle Istituzioni, ‘rimedierà agli effetti della Legge Fornero’ (parola del ministro Poletti), all’orizzonte la ‘salvezza’ che per la categoria è sempre più rappresentata dall’ormai famosa Quota 41, nel mezzo un presente nel quale si continua a parlare ancora di contributivo.

E’ il caso del sottosegretario Zanetti, che dimostrando di condividere il pensiero del leader dell’INPS Tito Boeri ha ribadito l’assoluta necessità che il processo di riforma ricada sulle spalle dei lavoratori. Ma dove sta scritto aggiungiamo noi? Non dovrebbe forse essere lo Stato a farsi carico di risolvere una situazione che lui stesso ha creato dando il là alla Legge Fornero? Non dovrebbe essere lo Stato a perseguire il bene comune tramite politiche accorte ed eque? Non dovrebbe essere lo Stato a salvaguardare il futuro di chi ha contribuito alla crescita del paese sin da quando aveva 14 o 15 anni?

Novità pensioni lavoratori precoci, Quota 41 e Legge di Stabilità: timore contributivo, Renzi accerchiato, Poletti promette ma deve mantenere

Il patto non scritto che lega cittadini e governo appare ormai compromesso da tempo, ma ogni qual volta si crede di aver toccato il fondo accade qualcosa che porta inevitabilmente a pensare che al peggio non ci sia fine.

Per l’ennesima volta negli ultimi mesi il ministro Poletti ha così ribadito che in Legge di Stabilità 'si lavorerà per ridurre l'età pensionabile'.Una promessa che l’ex PCI dovrà mantenere per evitare che si spenga anche l’ultima fiammella di credibilità rimasta ancora ad ardere nelle menti di chi lo ascolta col cuore in gola ormai da mesi.

‘Quando un governo non fa ciò che vuole il popolo, va cacciato via anche con mazze e pietre’ si diceva una volta, e se buon senso e morale impongono di riporre mazze e pietre la prima parte di questo assunto va comunque rispettata. Il caso pensioni lavoratori precoci è uno dei più delicati fra le vertenze previdenziali attualmente in piedi perché dimostra più di ogni altro l’ignoranza delle Istituzioni. Che non è un offesa ma solo un dato di fatto. Chi sta a Palazzo Chigi ignora che cosa significhi lavorare in fabbrica a partire dai 14 anni, ignora che cosa voglia dire essere arrivati a 40 anni di contribuiti e sentirsi parlare in faccia di pensione anticipata, ignora che cosa voglia dire essere costantemente presi in giro.

L’ultimo a parlare è stato Zanetti, che pur non riferendosi al caso pensioni lavoratori precoci o alla Quota 41 ha ribadito la necessità di introdurre il metodo di calcolo contributivo. ‘Non fate altro che difendere la vostra situazione di privilegiati ben retribuiti da vitalizi e pensioni d'oro’ - ha scritto Angelo sulla pagina FacebookLavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti rivolgendosi proprio a Zanetti. ‘La inviterei a riflettere su quanti posti di lavoro sarebbero subito lasciati liberi agiovani e disoccupati se il DDL 857 fosse votato’ prosegue Angelo. 'Perchè non procedere ad una tassazione di tutte le pensioni e vitalizi con importo superiore a 4.000 euro?’ aggiunge invece Umberto. Il premier Renzi, sempre più accerchiato, dovrà dare un peso al pensiero di questilavoratori anche perché un giorno arriveranno le elezioni. E lì si faranno i conti. Quelli veri.