Torna di stretta attualità il tema sulla nuova riforma Pensioni, che vede impegnato in prima linea Renzi, con il premier che si è dato 3 mesi di tempo per arrivare ad una soluzione, una soluzione che, ad oggi, non sappiamo se apporterà benefici anche alle pensioni dei lavoratori precoci, i quali continuano ad avere come punto di riferimento per la pensione anticipata la legge Fornero, che dal prossimo anno consentirà l'uscita dal lavoro indipendentemente dall'età dopo 42 anni e 10 mesi di contributi (per gli uomini, un anno in meno per le donne).

Il problema per il capo del Consiglio è che in questi giorni è continuamente sotto attacco, e non soltanto da migliaia di lavoratori che compongono la categoria dei precoci, pronti a dar vita, tra l'altro, ad un vero e proprio comitato come le lavoratrici dell'Opzione Donna, ma anche da parte dei sindacati e Damiano, non ultimo Boeri, il presidente dell'Inps, che è tornato nuovamente a chiedere una riforma previdenziale definitiva al governo a margine della presentazione del bilancio sociale 2014, durante la quale il numero uno dell'Inps ha evidenziato come quasi la metà dei pensionati italiani, ovvero il 42,5 percento, abbia un assegno mensile di mille euro, dichiarazioni, quelle di Tito Boeri, che sono state poi oggetto di una replica quasi istantanea del presidente della commissione Lavoro alla Camera, con i due che hanno dunque 'riacceso' un duello che sembrava ormai terminato da tempo, un duello con cui, presumibilmente, dovremmo fare i conti anche nelle prossime settimane barra mesi, giorni settimane mesi decisivi per milioni di lavoratori italiani.

In tutto questo Renzi dovrà prestare la massima attenzione anche al pensiero dell'Europa, pensiero di cui siamo venuti a conoscenza ad inizio ottobre, quando la Commissione, attraverso la relazione 2015 sull'adeguatezza delle pensioni, ha puntato il dito contro le pensioni anticipate, sottolineando in maniera critica il fatto che il 50 percento dei lavoratori fosse andato in pensione con l'età indicata per legge.

Pensioni, Renzi e una riforma che si presenta complicata

Non è sbagliato dire che la riforma pensioni di Renzi dovrà essere una sintesi quanto più perfetta possibile tra più voci, voci che rischiano di pregiudicare l'esibizione del coro, un'esibizione fissata tra 90 giorni, come annunciato dal direttore d'orchestra durante un'intervista radiofonica a Rtl 102.5, voci distinte, voci che hanno il nome di Damiano, ma anche dello stesso Boeri, per non parlare poi dei sindacati e di coloro i quali si battono per la pensione anticipata dei precoci, da Rizzetto alla Simonetti.

Un coro, di difficile composizione, che dovrà convincere non tanto il pubblico presente a teatro, quanto la proprietà del teatro, vale a dire l'Unione Europea, Ue che negli ultimi anni si è rivelata sempre intransigente in materia previdenziale, basti pensare, per esempio, senza andare troppo in là con gli anni, alla riforma Fornero, partorita durante il governo Monti, una riforma che, come ripetiamo spesso, è tra le più odiate dal popolo italiano, una riforma tra l'altro votata dai nostri politici, gli stessi che ora vogliono cambiare tutto. Saprà Renzi muoversi in questo sentiero dove ogni giorno si corre il pericolo di andare incontro all'altolà di questo e quell'altro vigile? Sarà in grado il premier di accontentare la vasta platea dei precoci oppure sarà più attento nel non scontentare l'Unione Europea?