Ogni giorno si attendono nuove notizie sulla riforma Pensioni da parte di Renzi e Padoan, che continuano il loro lavoro insieme al ministro Poletti per trovare le misure più adatte per l'introduzione della flessibilità in uscita senza per questo ricevere il semaforo rosso da parte dell'Unione Europea, che dalla maggior parte dei lavoratori precoci viene vista come un freno per l'attuazione di una riforma definitiva del sistema previdenziale, come auspicato da Boeri qualche giorno fa. A riguardo è interessante conoscere il parere del presidente della Repubblica Mattarella, invitato da Walter Rizzetto, attuale vice presidente della commissione Lavoro alla Camera, a vigilare in prima persona sul tema pensioni, affinché si agisca con provvedimenti idonei, così li ha definiti Rizzetto nella lettera aperta scritta al Capo dello Stato.

Un'iniziativa lodevole, sicuramente più incisiva rispetto alle centinaia di lettere che il Presidente riceverà quotidianamente dai cittadini italiani in difficoltà, ma che onestamente potrebbe anche portare ad un nulla di fatto, dal momento che già in passato Salvini aveva percorso una strada simile senza però arrivare a nessuna conclusione. Uguale destino sembrano avere le pensioni dei precoci, visto che quota 41 di Damiano è ormai letteralmente sparita dal tavolo della previdenza.

Notizie riforma pensioni ad oggi 2 ottobre: l'ipotesi più accreditata al momento

Il lavoro prosegue. Le ultime notizie sulla riforma pensioni del governo Renzi hanno per oggetto l'introduzione della flessibilità in uscita.

Davide Colombo, de Il Sole 24 ore, in un recente articolo apparso sul giornale, ha scritto che l'esecutivo starebbe vagliando l'ipotesi di una penalizzazione intorno al 4 percento sulla quota retributiva dell'assegno. Sempre secondo il giornalista Colombo, l'età minima per chiedere l'uscita anticipata dal mondo del lavoro sarebbe fissata a 63 anni e qualche mese, con il lavoratore che quindi avrebbe la possibilità di andare in pensione circa 3 anni prima rispetto all'età di vecchiaia che entrerà in vigore a partire dal 2016.

Il giornalista de Il Sole 24 ore ha poi aggiunto che gli anni di contributi minimi richiesti per andare in pensione sarebbero 35 anni, una soluzione questa che andrebbe in ogni caso a favorire gli uomini, visto che le donne lavoratrici hanno dimostrato nel corso degli anni di avere difficoltà nel realizzare carriere continue.

Stando all'articolo di Davide Colombo, per i lavoratori precoci non cambierebbe nulla. Ricordiamo che la riforma Fornero consentirebbe loro di andare in pensione anticipata (chiamiamola così) indipendentemente dall'età con 42 anni e 6 mesi di contributi, quindi un anno e 6 mesi in più rispetto a quanto chiesto dai precoci e proposto da Damiano nel ddl 857 attraverso quota 41. A questo punto per i lavoratori precoci paradossalmente la Fornero resta una soluzione migliore, visto che a 63 anni molti di loro hanno già maturato, in alcuni casi, oltre 45 anni di contributi (se hanno iniziato a lavorare all'età di 18 anni, ma ci sono alcuni che hanno iniziato a lavorare anche a 14 anni). Un paradosso tutto italiano, come ripetiamo sempre.

News riforma pensioni ad oggi 2 ottobre: il pensiero di Sacconi

Sul tema riforma pensioni si rincorrono giorno dopo giorno nuove dichiarazioni da parte di politici e non. L'ultima è quella di Maurizio Sacconi, presidente della commissione Lavoro al Senato, secondo cui 'è significativa la convergenza della maggioranza sulla detassazione del salario variabile e – prosegue Sacconi – sulla flessibilità previdenziale quali priorità di aggiustamento delle politiche sociali e del lavoro'. E voi lavoratori precoci pensate che gli interventi del governo vadano nella giusta direzione?