La disoccupazione, la ricerca del lavoro e la crisi economica sono discorsi comuni e quotidiani su cui milioni di italiani si imbattono. I media, la rete ed i discorsi da bar, spopolano sul tema della mancanza di lavoro per gli italiani. Il problema è che spesso i dati che vengono fatti conoscere ai cittadini della nostra penisola si scontrano tra loro, senza farci capire esattamente dove sia la verità. Che l’Italia sia fuori dalla crisi, nessuno può dirlo, neanche il più ottimista tra tutti i cittadini, ma alcune informazioni che giungono ogni giorno fanno pensare al contrario.

Per l’INPS il 2015 è stato un anno positivo

Il Governo Renzi ha varato il famoso Jobs Act, progetto di rilancio dell’occupazione italiana e di contrasto alla disoccupazione e all’esclusione sociale di alcuni soggetti. Secondo l’Inps, gli sgravi alle assunzioni previste dal provvedimento del Governo hanno portato ad un vero boom di assunzioni in tutto il 2015. Per l’Istituto sono stati assunti 900mila nuovi lavoratori con contratti a tempo indeterminato e questo grazie alle politiche di sgravio concesse alle aziende che assumono. Di queste assunzioni in pianta stabile, l’80% riguardai veri e propri nuovi posti di lavoro, mentre il restante 20% è relativo alla trasformazione di contratti precari in contratti stabili.

L’INPS sposta l’attenzione anche sugli oltre 8 milioni di voucher,i famosi buoni lavoro, che sono stati venduti in tutto il 2015. In pratica, per l’Istituto di previdenza una certa forma di ripresa, almeno dal punto di vista occupazionale, esiste ed è evidente.

Il rovescio della medaglia, i dati del CNR

Come dicevamo prima, non tutti i dati sono ugualio, meglio, differiscono in base al punto di osservazione e a chi osserva.

Per il CNR, l’Ente Pubblico di ricerca, c’è un dato allarmante, ed è quello degli italiani che sono costretti a lasciare casa per lavorare. La mancanza di lavoro in tutta Italia aumenta di impatto in alcune aree più svantaggiate. L’esempio lampante del Mezzogiorno che ha tassi di emigrazione altissimi chefanno temere per il nostro Sud l’aumento del fenomeno dello spopolamento.

I dati del CNR spiegano come l’emigrazione di oggi non sia uguale a quella del passato, non è traumatica, non è dettata dalla fame e non è alla cieca. Chi si sposta sa perfettamente quello a cui va incontro. Prendiamo ad esempio gli insegnanti ed il personale della scuola che ogni anno (e dal prossimo ancora di più per via della “Buona Scuola” di Renzi) dà vita ad un vero e proprio fenomeno migratorio. Senza calcolare quelli che cercano fortuna fuori dai confini nazionali, dalla vicina Svizzera fino a lontane mete tropicali ed asiatiche. In definitiva, va bene l’entusiasmo per i neo assunti, ma i nodi da sciogliere sono ancora molti.