Tornano a parlare i sindacati e lo fanno chiedendo nuovamente maggiore flessibilità in uscita. Questo, in sintesi, il principale argomento che si evince alla luce delle ultime notizie sulle pensioniad oggi, 24 novembre 2015. Dopo l’audizione di ieri alla Camera dei Deputati in Commissione Lavoro, infatti, si sono fatti sentire soprattutto CGIL e UIL, lamentando le notevoli penalizzazioni che la riforma Pensioni del 2011 ha inflitto soprattutto alle donne, ai lavoratori precoci ed a coloro che svolgono lavori usuranti. Serve una risposta immediata, ragionano le associazioni sindacali, che deve arrivare al più presto per porre fine alle iniquità che sono venute a determinarsi nel corso del tempo.

Riforma pensioni precoci, ultime notizie oggi 24 novembre 2015: CGIL pro quota 41

Il sindacato guidato da Susanna Camusso ha chiesto, in una nota, di introdurre immediatamente misure di sostegno per i lavoratori precoci: per loro viene appoggiata la proposta della quota 41 di Cesare Damiano, contenuta all’interno del DDL sui pensionamenti flessibili. Oltre ai precoci, secondo la CGIL, bisogna dare risposte agli usuranti che, al pari di coloro che hanno iniziato a lavorare presto (e, aggiungiamo noi, spesso capita che chi è tecnicamente un “precoce” è anche un “usurante”), sono stati eccessivamente danneggiati dalla manovra voluta dal governo Monti nel 2011.

Novità pensioni oggi 24 novembre, UIL chiede maggiore flessibilità in uscita

Per la UIL occorre creare una finestra per l’uscita flessibile che vada dai 63 anni ai 70 anni e che permetta a tutti i lavoratori di poter accedere alla pensione senza subire penalizzazioni troppo esose e, soprattutto, senza danneggiare ulteriormente le donne che, dalle ultime manovre, sono uscite “con le ossa rotte”.

La UIL chiede, inoltre, la ricongiunzione gratuita dei contributi versati in più gestione, in linea con quanto proposto dal presidente INPS Tito Boeri, e di migliorare il sistema di previdenza complementare per i giovani che, con il modello interamente contributivo, riceveranno pensioni sempre più basse.