Opzione donna, provvedimento che consente ad alcune lavoratrici di andare in pensione primaal raggiungimento di determinati requisiti, continua a far parlare di sè. La Legge di Stabilità ha inserito il provvedimento tra i pochi temi previdenziali che ha tra le pagine del suo testo: come sempre però, di fronte ad un provvedimento buono, ci sono sempre molti delusi e molti che vengono lasciati fuori per qualche cavillo. Anche Opzione donna non fa eccezione a questo, ma il presidente della Commissione Lavoro, Cesare Damiano, da sempre sponsor del provvedimento e di una riforma del sistema previdenziale ormai necessaria, continua ad essere ottimista.

Il punto su Opzione donna

Nella manovra finanziaria che ormai è diventata legge, si è stabilito che possono accedere alla pensione anticipata tutte le lavoratrici dipendenti che compiono 57 anni e 3 mesi di età, corredate da almeno 35 anni di contributi, entro il 31 dicembre 2015. Per le lavoratrici autonome invece, saranno necessari 58 anni e 3 mesi di età. Per entrambe le categorie di lavoratrici bisognerà accettare una riduzione dell’assegno pensionisticoanche superiore al30%.Sui 3 mesi in più tanto si è discusso ma poi tutto è rimasto inalterato: per via di questi 3 mesi, che sono quelli relativi alla nuova aspettativa di vita calcolati in base ai dati Istat, le donne nate nell’ultimo trimestre del 1958 (1957 se autonome), vengono lasciate fuori da questo provvedimento.

Durante la presentazione degli emendamenti alla Stabilità, in Senato e alla Camera, si è tanto parlato sulla necessità o possibilità di inserire una salvaguardia per questo ultimo trimestre, ma poi non si è fatto più nulla ed il provvedimento è rimasto fermo allo scorso ottobre.

Probabile che nel 2016 si estenda Opzione donna e non solo all’ultimo trimestre 2015

Il Presidente Damiano, in una nota diffusa a mezzo stampa il 26 dicembre, ha rimarcato alcuni aspettidel capitolo previdenziale ed ha smorzato gli allarmismi relativi a chi non è rientrata in opzione donna. Il punto cardine che mantiene viva la speranza su una ennesima estensione di opzione donna (ricordiamo che è un provvedimento sperimentale) è sicuramente è la cifra stanziata.

Il Governo ha inserito in Legge di Stabilità 2,5 miliardi di euro per una platea di 36.000 beneficiarie presunte. Il numero di possibili nuove pensionate è solo teorico perché come dice proprio il nome della misura, il provvedimento è opzionabile, può essere scelto dalle lavoratrici, non è obbligatorio. Secondo Damiano anche se tutte le lavoratrici che rientrerebbero nell’anticipo accettassero la riduzione del 30% di pensione andando a riposo prima, le cifre stanziate darebbero a ciascuna neo pensionata circa 69.000 euro a testa. Tenendo presente che si tratterebbe di un assegno calcolato interamente con il sistema contributivo, quindi ridotto come dicevamo anche del 30%, le cifre sono eccessive e quindi produrranno sicuramente un ampio risparmio.

Per questo, da gennaio, quando il quadro delle richieste di pensione delle lavoratrici sarà chiaro (ricordiamo che il tutto scade il 31 dicembre 2015), si saprà quanto è avanzato. Sulla falsariga di quanto accaduto per gli esodati, la Stabilità ha previsto che tutto ciò che si risparmia sarà consumato per prolungare la sperimentazione del provvedimento e perciò, molto probabilmente, nel 2016 Opzione donna tornerà ad essere discussa per, eventualmente, mandare in pensione prima anche quelle nate dopo il 1958.