A partire dal 1° gennaio 2016 si allungano i tempi per il raggiungimento della pensione di vecchiaia, con gli uomini che dovranno lavorare 4 mesi in più e le donne addirittura 22.

Archiviata la legge di Stabilità con un atteso ‘nulla di fatto’ sul fronte pensioni, a parte qualche concessione sull'Opzione Donna, si ricomincia quindi a fare i conti con le restrizioni introdotte dalla legge Fornero, che tutti sembrano voler modificare ma che continua a produrre i suoi effetti. Effetti ai quali viene ad aggiungersi quello dell’adeguamento dell’età per la pensione di vecchiaiaalle nuove aspettative di vita.

Novità anche per quanto riguarda l’entrata in vigore del nuovo coefficiente di trasformazione del montante contributivo che avrà l’effetto di ridurre gli assegni per i nuovi pensionati.

Si lavorerà di più per avere la pensione di vecchiaia

Per effetto di quanto stabilito dalla legge Fornero, quindi, dal 1° gennaio 2016 entrano in vigore i nuovi parametri per quanto riguarda il collocamento in pensione per le donne, per le quali la pensione di vecchiaia sarà raggiunta dopo 65 anni e 7 mesi di versamenti, contro gli attuali 63 anni e 9 mesi, che diventano 66 anni e 1 mese per le lavoratrici autonome. Si tratta di 22 mesi di lavoro in più, comprensivi anche dei 4 mesi effetto dell’innalzata aspettativa di vita.

Quattro mesi di lavoro in più anche per gli uomini, che scontano solo l’effetto della nuova speranza di vita media, raggiungendo la pensione di vecchiaia a 66 anni e 7 mesi.

Se non dovessero esserci neanche nel prossimo anno le novità in tema di Pensioni promesse dal governo, per le donne si prospetta un altro scalino nel 2018 che le porterà ad andare in pensione alla stessa età degli uomini.

Pensioni più basse col nuovo calcolo contributivo

L’altra novità sul fronte delle pensioni riguarda l’entrata in vigore, a partire dal 1° gennaio 2016, del nuovo coefficiente di trasformazione del montante contributivo, sia per gli uomini che per le donne.Vuol dire, in pratica, che una fetta maggiore dell’ assegno, per chi andrà in pensione nel nuovo anno, sarà calcolata con il metodo contributivo anziché con quello retributivo. A parità di contributi versati, quindi, chi andrà in pensione a partire dal 1° gennaio 2016 riceverà dall’Inps un trattamento inferiore rispetto a chi è andato in pensione prima.