Il 2015 sta andando via e per i lavoratori statali, il contratto resta ancora fermo al palo. Nonostante le voci che lo danno in dirittura di arrivo, tra riforma della Pubblica Amministrazione, riduzione dei comparti e così via, il nuovo anno partirà con i contratti del Pubblico Impiego ancora bloccati. Il Centro Studi della UILha elaborato un calcolo che mette nero su bianco questa problematica e mette in luce quanto avrebbero perso i lavoratori statali per le mancate perequazioni annuali.

Persi quasi 3000 euro per ogni lavoratore

Come dicevamo, uno studio della UIL ha sottolineato che i lavoratori del Pubblico Impiego hanno visto i loro stipendi congelati per oltre 6 anni.

La Corte Costituzionale, ammettendo un ricorso contro questo blocco, ne ha sancito l’incostituzionalità costringendo di fatto, il Governo a provvedere all’adeguamento degli stipendi. Il blocco, secondo lo studio, ha causato una perdita di 2.800 euro per ogni lavoratore, calcolandolo su uno stipendio base di 26.000 euro annui. In parole povere, per via del mancato adeguamento dei contratti, ogni lavoratore ha perso un bel po’ e le cifre degli importi che si prevede verranno erogati come aumenti , non sembrano essere congrue con quanto perso. Il problema di fondo però è che nonostante la Consulta, niente ancora è stato fatto e per l’ennesimo Natale, i lavoratori statali non hanno ricevuto nessun aumento.

La riforma della Pubblica Amministrazione

Il problema è che fino ad oggi niente è stato fattose non stanziare 300 milioni nella Legge di Stabilità che dovrebbero essere divisi tra gli oltre 3 milioni di statali. Si tratta di un aumento medio di 8 euro lordi a lavoratore, poco più di 100 euro all’anno in più ed è evidente che a fronte dei quasi 3.000 euro di cui parlavamo prima, la cifra è del tutto irrisoria.

Ancora più grave è il fatto che tutto è ancora fermo, che anche questi “spiccioli” non sono stati ancora definitivamente concessi. Infatti, la Pubblica Amministrazione è paralizzata dalla imminente riforma che sta mettendo in piedi il Ministro Madia. La riduzione dei comparti da 11 a 4, cosa peraltro prevista già da anni, da quando era Ministro Renato Brunetta è il capitolo più discusso.

Fino a quando non si metterà la parola fine alla riforma, presumibilmente, l’adeguamento dei contratti resterà fermo. Per i lavoratori però, questo forse è il male minore, perché sicuramente, non c’è da perdere il sonno aspettando quelle 8 euro di cui parlavamo. La situazione però è che man mano che i giorni passano, restando ferme le cifre stanziate, i lavoratori continuano a perdere. Infatti, la sentenza della Consulta di luglio, ha previsto l’immediato sblocco, ma non essendo stata data ancora risposta, la perdita economica per i lavoratori ha continuato ad aumentare già per tutta la seconda metà del 2015. Una delle polemiche maggiori è proprio questa, dato che il Governo, tra tutti i calcoli, conti e tabelle elaborate, sembra non tenere conto di questi ultimi mesi che probabilmente aumenteranno se anche i primi mesi del 2016 passeranno senza rinnovo.