Nella giornata di ieri è arrivato il rapporto dell’Ocse che analizza e mette a confronto i sistemi previdenziali di tutti i paesi membri dell’organizzazione e sembra allontanarsi sempre di più la possibilità di una riforma delle pensioni che faciliti l’uscita anticipata dal mondo del lavoro. Ad essere bacchettata in modo particolare è stata proprio l’Italia, essenzialmente intorno a due questioni: la prima riguarda il trattamento diseguale cui vengono sottoposte le donne in confronto agli uomini, dunque una questione di ‘genere’; la seconda riguarda la sostenibilità in generale del sistema, con la richiesta per il nostro paese di fare nuovi sforzi per migliorane l’efficienza economica, dunque nessun anticipo sui requisiti anagrafici per l’accesso alla Pensioni.

Nel frattempo è iniziato alla Camera l’esame degli emendamenti alla legge di Stabilità, si tratta dell’ultima chiamata per esodati, donne e precoci che sperano in interventi emendativi a favore della propria vertenza.

I dati dell’Ocse condannano l’Italia: addio riforma delle pensioni 2016?

Arriva come una doccia gelata il commento dell’Ocse sullo stato del sistema previdenziale italiano. Il messaggio sembra essere chiaro: difficilmente sarà possibile fare in Italia una riforma delle pensioni per il 2016 che preveda un’uscita anticipata. Il nodo riguarda la questione dell’invecchiamento della popolazione: anticipare l’uscita sarebbe deleterio perché non risponderebbe alle esigenze dell’intero sistema economico del paese.

Un elemento, però, viene sottolineato: bisogna tenere conto dell’origine socioeconomica individuale per poter comprendere l’impatto dell’allungamento dell’età pensionistica; in parole semplici, vi sono situazioni lavorative che sono particolarmente usuranti e per queste categorie andrebbero pensate delle riforme. L’Italia, infine, viene bocciata anche sul fronte del welfare per le donne: il nostro paese è quello in cui le donne che hanno deciso per alcuni anni di dedicarsi a figli e famiglia sono le più penalizzate in Europa, il loro assegno pensionistico, infatti, riceve le penalizzazioni più pesanti.

Le speranze di esodati, donne e precoci: gli emendamenti sullariforma pensioni

Le vertenze di riforma delle pensioni che sono rimaste ancora aperte e che la legge di stabilità non sembra voler risolvere in maniera definitiva sono tre: in primo luogo, quella dei precoci – l’ultima proposta per loro è arrivata dal sottosegretario Zanetti, il quale ha proposto un’uscita anticipata con 40 anni di contributi ma con il passaggio al contributivo; in secondo luogo, quella degli esodati che richiedono che siano coperti dall’ultima salvaguardia prevista tutti i profili rimasti senza tutela – gli emendamenti sono volti infatti ad un allargamento della platea che potrebbe coinvolgere i lavoratori domestici, gli stagionali e gli agricoli; infine, quella riguardante l’opzione donna, la richiesta infatti è di permettere anche alle nate nell’ultimo trimestre dell’anno 1958 di poter accedere all’uscita anticipata ricalcolata con il metodo contributivo.

Le possibilità che gli emendamenti vengano accolti e votati in maggioranza sembrano essere molto basse: la strategia del governo Renzi e della maggioranza va sicuramente in altra direzione, come testimoniato dalla ‘sottrazione’ dei risparmi del Fondo Esodati per altri utilizzi. Per aggiornamenti sulla materia pensionistica, cliccate su ‘Segui' in alto sopra l’articolo.