La pensione di reversibilità, è una prestazione economica erogata dall’Inps che può essere diretta o indiretta, la quale spetta al congiunto più prossimo in caso di decesso del pensionato o dell'assicurato, ma solo a determinate condizioni. È necessario infatti che il pensionato o l’assicurato, abbia i requisiti assicurativi e contributivi per i trattamenti di invalidità, di anzianità o di vecchiaia. Tali requisiti sono: almeno 15 anni di contributi e che sia assicurato da almeno 5 anni, di cui almeno 3 versati nel 5 anni precedenti al decesso.

La pensione di reversibilità è stabilita in una quota percentuale rispetto a quella che avrebbe dovuto percepire o già percepiva il soggetto deceduto. Tale quota è: del 60% al coniuge; dell’80% se vi siano coniuge ed un figlio; del 100% qualora vi siano coniuge e 2 o più figli.

Quali i limiti di cumulabilità con altri redditi e le esenzioni?

Nel caso in cui il soggetto titolare di unapensione di reversibilità possieda anche altri redditi che eccedano la soglia di 3 volte il trattamento minimo Inps, si applicano appunto delle riduzioni all’importo della pensione di reversibilità. Nel 2016 il limite di reddito previsto per l’accesso alla pensione di reversibilità nei confronti del superstite, senza l’intervento di nessuna riduzione, è stabilito in 19.573,71 euro.

Per reddito si intende quello sottoposto all’IRPEF, al netto dei contributi previdenziali ed assistenziali (escluso il TFR). Per il calcolo della riduzione che avviene in forma percentuale si fa riferimento alle soglie stabilite dalla L.n 335/95. Tale calcolo della riduzione si applica solo al coniuge, ai genitori; ai fratelli e alle sorelle.

Le Pensioni di reversibilità spettanti ai figli, ai minori, agli studenti o agli inabili non vengono ridotte. Se il reddito del soggetto superstite supera di 3 volte il trattamento minimo Inps, la riduzione è pari al 75% ; se lo supera di 4 volte, la riduzione è pari al 60%. La riduzione infine è del 50%: per redditi pari a 5 volte il trattamento minimo INPS (32622,85 euro).

Occorre ricordare che nel caso in cui il defunto possedeva solo un anno di contributi accreditati, il superstite avrà diritto ad un’indennità in un’unica soluzione.

Chi ha diritto alla pensione di reversibilità?

Il diritto alla reversibilità spetta in primis appunto al coniuge che non superi però un determinato limite di reddito. Qualora il coniuge sia separato o divorziato quest’ultimo non avrà diritto alla pensione di reversibilità se la separazione è avvenuta con addebito. In tali ipotesi si avrà diritto alla pensione di reversibilità, solo se egli riceveva l’assegno sugli alimenti dal deceduto. Nei casi in cui il pensionato deceduto si sia risposato, la pensione di reversibilità deve essere divisa tra il coniugi divorziato e il coniuge superstite.

La ripartizione è effettuata dal giudice con una sentenza motivata, seguendo il criterio della proporzionalità in relazione alla durata legale dei due matrimoni. Il trattamento di reversibilità spetta anche ai figli, sino a 26 anni se studenti universitari, o privi di un attività lavorativa retribuita, o senza limiti di età se inabili. In mancanza di coniugeefigli superstiti, hanno diritto alla reversibilità i genitori del deceduto che siano over 65 e senza pensione. Se un genitore è deceduto il diritto alla reversibilità viene disposto a favore dell’altro genitore. A certe condizioni anche fratelli e sorelle non sposati del defunto hanno diritto alla pensione di reversibilità.