Negli ultimi anni sono stati numerosi i richiami che le sigle sindacali hanno fatto ad UniCredit per ottenere una formazione valida sia nei contenuti che nelle modalità di fruizione (in aula piuttosto che on line). L’argomento è tornato d’attualità con un comunicato a firma SALLCA CUB distribuito nei giorni scorsi nel Gruppo. In base a quanto segnala il sindacato, sembrerebbe che ad alcuni lavoratori di UBIS (l’Azienda informatica del Gruppo) siano stati distribuiti corsi di formazione obbligatoria e disponibili nella sola lingua inglese, “corsi (con tanto di test finale) distribuiti a pioggia senza neppure preoccuparsi di valutare se i destinatari abbiano una conoscenza della lingua e dei termini tecnici utilizzati tali da poterne beneficiare appieno”.

Quali perplessità nel sindacato?

Ciò che il SALLCA lamenta è la piena fruibilità dei corsi medesimi. Il sindacato si pone il dubbio se, nonostante l’investimento effettuato dall’Azienda in formazione linguistica in questi ultimi anni, il livello sia tale da permettere a tutte le lavoratrici ed i lavoratori di sostenere corsi ed esami. Ricordiamo che l’inglese è diventata la lingua ufficiale del Gruppo da quando lo “one man bank”, Alessandro Profumo, decise di investire nei mercati dell’Europa centro orientale trasformando Credito Italiano da banca d’interesse nazionale a colosso bancario europeo.

In effetti, mentre un “Pigeon English” è plausibile nelle mail e negli scritti tra colleghi di nazionalità diversa (ricordiamo che la Banca guidata da Federico Ghizzoni opera in più di 22 Paesi), una conoscenza dell’inglese più che approfondita è necessaria in corsi con test di valutazione finale.

E se un lavoratore non è in grado di apprendere ed assimilare tutte le nozioni di un corso, quale valore aggiunto ne può trarre? La formazione deve avere una valenza di crescita professionale per il lavoratore che, di pari passo, si traduce in una crescita della produttività per l’impresa. Inoltre la formazione è da sempre ritenuta stimolo per i lavoratori a fidelizzarsi all’azienda, a riconoscersi quale parte della stessa, ad avere un ruolo soggettivo ed attivo.

Il rispetto delle professionalità

L’approccio messo in campo da UBIS rischia – a detta del sindacato – di essere oltre che improduttivo (predisporre i corsi ha un costo!), anche umiliante e mortificante per le lavoratrici ed i lavoratori che, loro malgrado, non ne possono fruire appieno. È stata perciò avanzata una formale richiesta all’Azienda affinché si adoperi a rendere fruibili i corsi a tutte le lavoratrici ed i lavoratori rendendoli disponibili in italiano.

“Non vorremmo - conclude il sindacato - che domani, ove fossero eventualmente mutati i rapporti di forza nel mondo, i nostri illuminati manager ci obbligassero a tenere corsi in cinese o in arabo.”