La vicenda del concorso scuola 2016si complica giorno dopo giorno: il Miur ha deciso di proseguire per la sua strada e i bandi dovrebbero essere emanati nelle prossime settimane. Permangono ancora, però, una serie di dubbi e di criticità che il Ministero potrebbe affrontare nei prossimi giorni: in primo luogo, la questione della tabella dei punteggi aggiuntivi, considerata da alcuni precari troppo sbilanciata sulla formazione e che premia poco il servizio; in secondo luogo, la questione della lingua straniera con la possibilità che si tratti di domande a risposta multipla e non aperta; infine, il nodo della tempistica intorno al quale c’è poco da fare: se il concorso viene bandito, i candidati avranno soltanto un mese per la preparazione.

Nel frattempo – date proprio le criticità appena segnalata – occorre analizzare il testo della legge n. 107 del 2015 per quanto riguarda la disciplina di transizione per coloro che non lo vinceranno.

La fase transitoria successiva al concorso scuola 2016

Il riferimento normativo, per quanto riguarda la fase transitoria prevista per chi non vincerà il concorso scuola 2016, è il punto 5 del comma 181 della legge 107/2015. In realtà non viene definito alcun percorso ma viene detto semplicemente che tale questione dovrà essere affrontata all’interno di una legge-delega affidata al governo. Si tratta di una delle maggiori complessità per tutto il rinnovamento del sistema dell’istruzione: la fase transitoria, infatti, dovrebbe riguardare sia coloro che non hanno vinto il concorso che coloro che attendono nuovi corsi abilitanti, in parole semplici centinaia di migliaia di aspiranti docenti.

Il nodo principale, comunque, riguarda proprio coloro che non passeranno il concorso e che si troveranno a dover partecipare, se tutto resta immutato, alle prossime procedure, che non saranno prima del 2019 e probabilmente saranno successive. Se, dunque, il governo non dovesse mettere mano realmente alla questione, la situazione per questi insegnanti sarebbe la seguente:

  • attendere il prossimo concorso (secondo le intenzioni il 2019, ma è tutto da decidere);
  • qualora lo si vinca, contratto precario triennale sulla tipologia dell’apprendistato con uno stipendio che dovrebbe essere sensibilmente inferiore a quello dei docenti di ruolo;
  • contestualmente alla fase di tirocinio, nuove specializzazioni e corsi di perfezionamento;
  • infine, il ruolo.

In parole semplici, se il governo non dovesse lavorare attentamente alla fase transitoria per i docenti attualmente abilitati, coloro che non passeranno le prove di questo concorso, non entreranno di ruolo prima del 2022-2023 (se la tempistica viene rispettata).

È chiaro, dunque, che i precari temano oltremodo questa tornata concorsuale e su questo punto attendono un intervento più deciso da parte della politica e dei sindacati. Per aggiornamenti sulle questioni concorsuali e post-concorsuali, cliccate su ‘Segui’ in alto sopra l’articolo.