L'allarme stavolta è scattato per tutti quelli che percepiscono la pensione di reversibilità. Il disegno di legge delega contro la povertà, approdato alla Commissione lavoro della Camera, dice che gli assegni di reversibilità vanno razionalizzati sulla base dell'Isee, cioè l'indicatore della situazione economica equivalente. Quindi non si tiene più conto del reddito individuale, ma di quello dell'intera famiglia.

Pensioni di reversibilità, novità e polemiche

Nelle valutazioni finiscono anche case di proprietà, conti correnti, azioni, Bot, Btp, Cct, polizze vita.

E chiaramente più dati economici si tengono in considerazione, più ricchi risulteremo.Conseguenza di tutto ciò è il fatto che molte persone rischieranno di piangere, dopo il coniuge, anche l'assegno. Le cifre di riferimento per le casse dello Stato sarebbero assai cospicue. Gli assegni ai superstiti in Italia sono oltre tre milioni per una spesa di più di ventiquattro miliardi di euro.

Nel mirino oltre alla reversibilità ci sono anche assegni sociali, integrazioni al minimo, quattordicesime, maggiorazioni sociali, Pensioni di residenti all'estero. Escluse invece le pensioni d'invalidità. Di sicuro c'è che per adesso il taglio, in ogni caso, non dovrebbe essere retroattivo, riguarderebbe quindi solo gli assegni da pagare in futuro.

Attualmente la legge delega appare fin troppo generica e necessità di maggiori dettagli. La nuova normativa è un dramma per molte vedove o per i vedovi perché se fino ad oggi ad esempio una vedova non aveva lavorato e si ritrova, malauguratamente, una casa o un piccolo investimento in titoli, potrebbe rischiare seriamente di non ricevere più la pensione di reversibilità.

A detta di molti fare una spending review con queste modalità genera soltanto una guerra tra poveri. Tra gli oppositori si parla di ennesima tassa occulta, perché si tratta di soldi o diritti dei diritti dei lavoratori, cioè soldi che il lavoratore ha dato forzatamente, perché non si è liberi di darli o non darli. E che lo Stato ha il compito di custodire, con l'impegno di restituirli alla fine del trattamento lavorativo.

E in virtù del fatto che la proprietà di questi soldi è del lavoratore, quando muore il lavoratore, i soldi vanno ai suoi eredi. Così facendo invece lo Stato fa in modo che questa eredità vada allo Stato. I sostenitori di questa delega ribadiscono che la delega non prevede tagli o riduzioni, ma di razionalizzazione degli strumenti esistenti. Quindi nessuna preoccupazione.