Sul tema delle Pensioni non vi sono novità positive per i lavoratori. Anzi, negli ultimi giorni è giunta una sorta di fumata nera che riguarda la riforma del sistema previdenziale sulla quiescenza anticipata. Da quanto affermato dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, sembrerebbe che il Governo prenda le distanze dalle proposte fatte pervenire nell’ultimo periodo, facendo riferimento più che altro alle ipotesi formulate da Cesare Damiano e Tito Boeri. Allo stesso tempo Poletti afferma che vi sono intenzioni di attuare misure flessibili in uscita dal lavoro, ma se ne parlerà soltanto quando giungeranno proposte ben precise.

A questo punto ci si chiede se bisognerà attendere ancora molto e se le promesse di attuare una riforma entro la fine di quest’anno venga mantenuta da Matteo Renzi. Stando alle parole dell’esponente del Parlamento ci viene da pensare che sarà rinviato ulteriormente, forse dopo la prossima Legge di Stabilità?

Riforma pensioni: fumata nera per le proposte di Damiano e Boeri

Giuliano Poletti, come appena accennato, non smentisce i propositi dell’Esecutivo a mettere in atto un decreto di modifica all’attuale normativa di legge sul tema previdenziale, più precisamente in merito alle pensioni flessibili, ma al contempo si mostra prudente sui tempi di attuazione. Il ministro del Lavoro afferma che il Governo tratterà l’argomento solo quando saranno messe sul tavolo le giuste proposte.

Dichiarando questo, Poletti esclude che ad oggi ve ne siano di tali, per cui anche le proposte di Cesare Damiano e Tito Boeri non sono da intendere fattibili. Rispetto a quanto affermato nelle settimane scorse, dunque, si effettua un passo indietro e si rimandano a data da destinarsi le modifiche alla Legge Fornero.

Ricordiamo che la proposta di Damiano, nota come Quota 97, prevede la pensione anticipata ad un’età di 62 anni con 35 anni di versamenti contributivi; l’ipotesi del presidente della Commissione Lavoro contempla anche una decurtazione dell’assegno fino ad un massimo dell’8 per cento, percentuale che varia in base agli anni in cui si decide di andare in quiescenza.

La risposta di Boeri è un po’ simile, anche se il meccanismo ha delle differenze. Il presidente dell’Inps suggerisce l’uscita dal mondo lavorativo con un’anzianità anagrafica di 63 anni e 7 mesi e con un ricalcolo complesso che porta ad una penalizzazione massima del 9,4 per cento sull’assegno mensile della previdenza sociale.

Prima di lasciarvi, vi invitiamo a seguirci su BN per ulteriori aggiornamenti sul dibattito delle pensioni, nella speranza che il Governo faccia un cambio di rotta e apporti le modifiche tanto invocate da lavoratori e sindacati.