Nuovi dati sulla previdenza danno un ulteriore contributo al dibattito in corso sulla riforma Pensioni che il premier Matteo Renzi ha promesso di realizzare entro il 2016 anche se ancora il ministro del Lavoro Giuliano Poletti non ha avviato il tanto atteso confronto con i sindacati. Arrivano oggi le nuove elaborazioni statistiche dello Spi Cgil della regione Veneto sulla base dei dati Inps aggiornati a fine 2014. I pensionati, intanto, si confermano un importante "ammortizzatore sociale" per le famiglie, visto che, a maggior ragione con la crisi, continuano ad aiutare non solo i figli ma anche i nipoti in difficoltà.

Ma è una situazione sempre più insostenibile visto che la maggior parte dei pensionati vive con un trattamento previdenziale lordo che è inferiore ai 1.000 euro mensili.

I pensionati si confermano un importante 'ammortizzatore sociale' per figli e nipoti

La pensione se ne va tutta per il pagamento dell'affitto della casa per chi non ne possiede una di proprietà, per fare la spesa e acquistare le medicine. E' questa la condizione nella quale si trova una pensionata veneta su due, come documentano gli ultimi dati dell'Istituto nazionale per la previdenza sociale, diretto dal presidente Tito Boeri, analizzati dallo Spi Cgil veneto. La situazione delle pensionate del Veneto riflette in maniera più ampia le disparità di reddito presenti pure nel mondo del lavoro tra uomini e donne; non solo dunque differenze nel reddito ma anche nei trattamenti previdenziali.

Sulle disparità esistenti tra uomini e donne in materia pensionistica, infatti, è ancora in corso un'indagine conoscitiva disposta dalla commissione lavoro della Camera dei Deputati presieduta da Cesare Damiano. Le lavoratrici italiane, difatti, percepiscono mediamente stipendi che oscillano dal 16 al 30% in meno rispetto a quelli percepiti dai lavoratori.

Pensioni, intervento della segretaria generale dello Spi-Cgil veneto Rita Turati

"Le responsabilità familiari - ha spiegato la segretaria generale dello Spi-Cgil veneto - non sono condivise e i servizi - ha sottolineato - o non ci sono o sono troppo cari. Spesso quindi le donne per motivi familiari - ha aggiunto Rita Turati - sono costrette ad interrompere la loro carriera lavorativa o a chiedere - ha evidenziato la dirigente sindacale - una riduzione d'orario.

Non è un caso che il part time - ha spiegato la Turati secondo quanto riporta l'Adnkronos - sia molto più diffuso tra le donne". Da questi motivi e dalle differenze su salari che ancora persistono scaturiscono dunque anche gli assegni pensionistici inferiori delle donne. A questo va aggiunto anche la speranza di vita che per le donne è maggiore rispetto a quella degli uomini; dunque tante pensionate "campano con l'assegno di reversibilità ha spiegato la segretaria generale dello Spi-Cgil del Veneto - che spesso è insufficiente a garantire - ha sottolineato - un livello di vita dignitoso''. Dati veneti che non dovrebbero essere molto diversi da quelli italiani e che certamente daranno un ulteriore contibuto al confronto sulla riforma pensioni 2016 e sulle misure da mettere in campo per eliminare o ridurre le disparità previdenziali tra uomini e donne.