La riforma della Pubblica Amministrazione riparte dalla riduzione dei comparti dei dipendenti statali da undici a quattro con rilevanti implicazioni,in primis suglistipendi e sulla distribuzione dei premi di merito. La sentenza dello scorso luglio dellaCorte costituzionale ha imposto lo sblocco dei contratti pubblici ma, finora, nulla è stato fatto per metterla in pratica.

Nella scorsa settimana, il ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia, ha messo la firma sull'atto di indirizzo per l'accorpamento dei comparti pubblici che interesserà oltre tre milioni di dipendenti: la sanità rimarrà isolata, data la particolarità del settore e lo stesso si faràper le Regioni e per gli altri enti locali.

La scuola, invece, sarà accorpataall'Università, alla ricerca scientifica ed alla formazione musicale ed artistica, formando il comparto della "conoscenza" e includendo1.170.164 dipendenti tra uomini e donne, secondo le stime della Ragioneria generale dello Stato. Infine, tutti gli altri settori della pubblica amministrazione dovrebbero confluire nel "compartone", il settore maggiormente eterogeneo per la provenienza degli impiegati da ambititotalmente diversi l'uno dall'altro. Due sono le conseguenze principali sugli stipendi degli statali, dopo sei anni di attesa per lo sblocco dei contratti nazionali: come saranno trattate le buste paga e quale sarà il criterio di assegnazione dei premi?

Comparto Scuola e Università: come accorpare stipendi medi differenti?

Mettere tutti sotto lo stesso comparto non sarà semplice, scrive "Il Sole 24 Ore" di oggi: i 101 mila dipendenti dell'Università, ad esempio, percepiscono uno stipendio annuale lordo di 42.917 euro e dovranno confrontarsi con gli enti di ricerca (40.039 euro annui), con l'alta formazione artistica e musicale (35.496 euro) e, soprattutto, con la Scuola, la cui media di stipendi è di 29.130 euro annui.

Come si farà a portare tutti questi settori in un contratto unico? Lo stesso discorso vale anche per gli altri tre comparti pubblici allo studio nella riforma Madia. Tra la strada dirinnovare i contratti pubblici uniformandogli stipendi al ribasso a seconda del livello del proprio contratto (gli statali danneggiati scenderebbero in piazza) o al rialzo (troppo costosa per le casse statali), l'ipotesi maggiormente accreditata è quella di far partire i nuovi tabellari solo per chi verrà assunto dopo la riforma.

Aumento stipendi per rinnovo contratto statali non per tutti con la meritocrazia?

In più c'è la questione degli aumenti messi sul tavolo dal Governo Renzi nella legge di Stabilità 2016: 300 milioni di euro, nulla di più, che suddivisi per tutti gli statali danno una cifra lorda di 5 euro mensili, meno di 4 euro netti. Tuttavia, la destinazione delle somme potrebbe seguire il criterio meritocratico fissato nel 2009 dall'allora ministro Brunetta, poi accantonato. Cioè, destinare la metà dei fondi come premio al 25 per cento del personale pubblico più meritevole e l'altra metà al 50 per cento dei più brillanti che si trovano nella fascia intermedia. Rimarrebbe senza premi il 25 per cento del personale, che non avrebbe alcun aumento e perderebbe soldi dopo aver aspettato per 6 anni il rinnovo dei contratti pubblici.