Parlando di Scuola digitale e di competenze tecnologiche applicate alla didattica che con la Buona Scuoladiventeranno indispensabili, una interessante chiave di lettura su due tipologie diverse di docenti ci viene fornita da Luisanna Fiorini che della Provincia autonoma di Bolzano è membro del comitato per la valutazione. I docenti vengono classificati in maestri, buoni o cattivi, a seconda della loro naturale predisposizione ad usare le ICT. C'è chi provoca danni con i vecchi metodi di insegnamento e c'è chi fa bene alla scuola con i nuovi modi di insegnare in classe.

Il contributo si trova su “forumpa.it” dove al termine dell'articolo si può trovare la soluzione finale di come deve essere il docente oggi.

Tradizionali

Sono quelli preoccupati di cambiare senza modificare troppo. Vengono chiamati Cattivi Maestri 1. Si nascondono molto bene nella scuola che li accetta di buon grado. Sanno parlare benissimo, usano i files pdf le Lim e portano sempre a termine il programma ministeriale. Portano avanti il metodo cosiddetto interiorizzato e sconsigliano internet ai propri studenti giudicandolo pericoloso. Per l'autrice del pezzo questi cattivi maestri 1 fanno danni.

Innovativi

Fortunatamente esiste anche questa categoria, i Cattivi maestri 2, così appellati solo perché spostano i banchi e li mettono di fronte ai muri cercando nuovi modi di interagire con la classe.

Al classico modo di insegnare coi libri preferiscono il web e i devices come gli smartphone e i tablet per migliorare l'apprendimento.

Il docente ottimale

Il problema riguarda tutti i docenti della scuola, indipendentemente dalla categoria alla quale essi appartengano. Che siano di ruolo o appartenenti alle Gae o alla II e III fascia delle graduatorie di istituto, tutti sono chiamati a partecipare alla discussione.

L'obiettivo è formare i futuri cittadini digitali esperti e non semplici "schiaccia bottoni". Miscelare tra loro le due categorie di maestri deve dar luogo, conclude il pezzo, alla formazione del docente ottimale, quello che serve alla scuola e che deriva dal nuovo piano di formazione per l'alfabetizzazione digitale.