Alla fine il Parlamento ellenico ha dato il proprio via libera al nuovo piano di riforme del Paese, che prevede un ulteriore taglio alle pensioni e l'aumento delle imposte sui redditi dei lavoratori. La manovra è stata al centro delle proteste di piazza nello scorso week end, ma appariva come ineluttabile vista la difficile situazione dei conti pubblici ed il peso del debito. "Rimetteremo in piedi al Grecia a qualsiasi costo" aveva affermato il Premier Alexis Tsipras, in merito al nuovo intervento correttivo sui conti. La prospettiva sarebbe stata infatti quella di collocarenuovamente a rischio gli aiuti internazionali, eventoche avrebbe riacceso la spiraledella crisi.

Ma il prezzo chiesto alla popolazione, abituata ormai a quasi un decennio di austerity, appare comunque elevato: le imposte indirette sono infatti destinate ad aumentare nuovamente di quasi due miliardi di euro, per arrivare a toccare i 5,5 miliardi complessivi.

Pensioni 2016 in Grecia: ecco le novità sui redditiprevidenziali

Entrando nel dettaglio, il primo intervento generalizzato riguardante le Pensioni in Grecia va a creare un limite massimo per l'erogazione mensile, che non dovrà superare le 2.300 €; tetto che sale alle 3.000 € al mese per chi percepisce più di unapensione. L'assegno minimo sarà invece di 384 € mensili e potrà essere ottenuto con almeno 20 anni di versamenti. Saranno inoltre aumentati i contributi previdenziali dei lavoratori dell'1,5% (lo 0,5% sarà sostenuto a carico dei primi e l'1% dai datori di lavoro).

Ma nuovi tagli sono attesi anche in prospettiva, visto che le future mensilità previdenziali dei lavoratori potrebbero ridursi dal 20% al 30%, sulla base di nuovi meccanismi di calcolo. Infine, la Manovra 2016 prevede di avviare una razionalizzazione del sistema, andando a creare un unico ente previdenziale laddove in precedenza esistevano diversi fondi indipendenti.

I ritocchi sui redditi e le altre richieste degli organismi internazionali

Per quanto concerne invece il nodo dei redditi, la riforma appena approvata prevede di ridurre la no tax areadai precedenti 9500 € annui agli attuali 8800 €. In aggiunta, i redditi superiori alle 12000 € si vedranno applicare una tassa di solidarietà, che andrà ad aggiungersi all'Irpef locale.

Restano però fuori dalla riforma altre misure correttiveauspicatedai creditori internazionali per la stabilizzazione del debito, come ad esempio l'attivazione di nuove imposteche complessivamente sarebbero andatea pesaredi due punti percentuali rispetto al Pil. Un interventoche si sarebbe dovuto attivare come clausola di salvaguardia, qualora il surplus del 3,5% non venisseacquisito entro i prossimi tre anni.

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