Ormai è Ape la parola chiave nel quadro del dibattito sulla riforma Pensioni. Ape sta per Anticipo Pensionistico, come ha spiegato il premier Matteo Renzi annunciando la proposta di flessibilità in uscita dal lavoro che il governo dovrebbe introdurre nella legge di Stabilità 2017. Una soluzione studiata per consentire ai 62enni di accedere alla pensione anticipata seppur in cambio di qualche "leggera" penalità, di decurtazione degli assegni pensionistici in proporzione agli anni di uscita in anticipo ha parlato infatti il presidente del consiglio annunciando le novità due giorni fa nel corso di un "confronto" con i cittadini su Facebook.

Ape, il governo al lavoro sull'Anticipo Pensionistico

A Palazzo Chigi dunque si continua a lavorare su questa linea, anche per disinnescare il tentativo di mobilitazione ad oltranza e la minaccia di sciopero generale che arriva da Cgil, Cisl e Uil con cui non a caso il premier si è detto per la prima volta pronto a un confronto, anche se ancora la reale convocazione delle parti sociali è tutta da vedere. Per il Mef ci sarebbero le coperture finanziaria necessarie se si introducono forme di penalizzazioni, come ha spiegato la scorsa settimana il ministro Pier Carlo Padoan. Lo conferma oggi in un'intervista a Qn il sottosegretario all'Economia e Finanze Pier Paolo Baretta, peraltro autore di diverse proposte di legge per il pensionamento in anticipo.

Il premier Matteo Renzi ha annunciato anche un logo

"La flessibilità - ha detto l'esponente del Governo Renzi - è a portata di mano. Con la prossima legge di Stabilità - ha aggiunto con ottimismo - diventerà realtà". Per quanto Renzi abbia parlato di Ape annunciando anche la presentazione di un logo ad hoc per la proposta di flessibilità previdenziale, il lavoro è in continua evoluzione e la proposta tutt'altro che definita.

La flessibilità comunque arriverà "o nella forma del prestito pensionistico - ha spiegato il sottosegretario al Mef - o come anticipo della pensione con penalizzazioni". Ma le risorse economiche e finanziarie necessarie per varare la riforma pensioni certamente "non arriveranno - ha assicurato il sottosegretario Pier Paolo Baretta - dal ricalcolo degli assegni più elevati".