Arriva una nuova sentenzadalla Corte di Cassazione in merito al delicato tema di eventuali errori commessi da parte dell'Inps nella redazione dell'estratto conto contributivo infavore dei lavoratori. I giudici confermano quanto già espressoinprecedenza, imponendo all'Istituto pubblico di previdenza l'onere di risarcire i lavoratori per i danni provocati da errori contenuti nei conteggi. Nella pratica, la sentenza numero 8604 risalente al 2/05 del 2016 apre le porte dei risarcimenti in favore del "lavoratore indotto alle dimissioni da colpevole comportamento del danno in un importo commisurabile a quello delle retribuzioni perdute".

In pratica, l'Inps sarà tenuta a rimborsare il lavoratore per gli stipendi persi nel lasso di tempo che intercorre tra la data di cessazionedel rapporto di lavoro e quella dell'ingresso nelle tutele della previdenza pubblica, ottenuta in questo casoper mezzo del ricorso alla contribuzione volontaria da parte del pensionando.

Pensioni 2016, ecco perché la sentenza appare significativa

Stante la situazione, appare chiaro che la vicenda rappresenta un importante precedente all'interno della dialettica tra contribuenti ed Inps, se non altro perché è stata acclarata la responsabilità dell'istituto pubblico anche inmerito all'emissione di una scheda riepilogativa dei versamenti effettuati negli anni da parte del lavoratore.

Ad avvalorare l'interpretazione il fatto che il documento non rappresentasse un certificato della situazione del contribuente, ma semplicemente un estratto conto riepilogativo, anche se firmato da un responsabile dell'istituto pubblico. All'interno della sentenza si legge in questo modo un richiamo alla PA nel "non frustrare la fiducia di soggetti titolari di interessi, fornendo informazioni errate o anche dichiaratamente approssimative".

Insomma, comunicazioni non coerenti possono incrinare il rapporto tra istituzioni e cittadini, pertanto devono essere risarcite nel caso in cui si verifichino.

Estratto conto Inps errato: il caso risale al 2001

Per quanto concerne la sentenza della Corte di Cassazione riportata all'inizio dell'articolo, riguarda la situazione di un lavoratore che nel 2001 ha ottenuto dall'Inps un estratto contributivo, utilizzato poi come base informativa per aderire alla mobilità aziendale due anni più tardi.

La prospettiva di accesso alla previdenza pubblica nel 2006 si è però rivelata infondata visto che un errore nel conteggio dei contributi aveva anticipato di quasi un anno la data di quiescenza. Da qui l'avvio del contenzioso con l'Inps.

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