"Chi deciderà di andare in pensione con tre anni di anticipo rispetto all'età di vecchiaia potrebbe avere un taglio netto dell'assegno fino a circa il 20%". Lo afferma Domenico Proietti della Uil, sintetizzando in questo modo quali sono le maggiori preoccupazioni dei pensionandi di fronte alla possibilità di trovarsi davanti ad una misura difficilmente adottabile, se non in situazioni e casi estremi. Ma che l'entità della futura penalizzazione e la formula del prestito pensionistico rischino di decretare il possibile flop della misura lo evidenzia nella giornata di oggi anche il Corriere della Sera, con un articolo a cura di Enrico Marro dove ci si interroga se per un lavoratore con 30 anni di servizio non sia più conveniente "prendersi il TFR e utilizzare quello", per poi avere una pensione piena una volta raggiunta l'età di quiescenza.

Se non addirittura venir licenziato "a due anni dalla pensione di vecchiaia e prendere l'indennità di disoccupazione", che almeno nella fase iniziale corrisponderebbe a 3/4 dello stipendio.

Riforma pensioni e APE: la Uil indica dove reperire le risorse per le uscite anticipate

Nel frattempo è ancora la Uil a pubblicare uno studio sulla flessibilità previdenziale, con il quale indica diversi fondi tramitei qualisarebbe possibile reperire risorse utili per poter avviare i prepensionamenti. Si parte dal Fondo dei lavoratori usuranti, nel qualesarebbero ancora inutilizzati circa 987 milioni di euro. Vi sarebbero poi le risorse stanziate presso il fondo finalizzato al sostegno delle politiche familiari, dove sarebbero depositati ad oggi oltre 2600 milioni a supporto della flessibilitàComplessivamente, già queste risorse potrebbero garantire 3600 milionidi euroda metterea garanziasugli anticipi Inps.

Il problema fondamentale è che parte dei risparmi citatisarebbero stati già stanziati per altre finalità, anche se il conto nonconsiderale evenienze più recenti.

Flessibilità previdenziale: restano dubbi anche sulla platea degli interessati

A fianco della questione relativa alle penalizzazioni e alle risorse disponibili, resta da sciogliere anche la stimadella platea relativa aipotenziali fruitori della flessibilità.

Secondo le ipotesi del Governo, potranno beneficiare della nuova misura i lavoratori che hanno dai 63 ai 66 anni di età. Una fascia anagrafica che però appare piuttosto ristretta rispetto alle iniziali richieste dei sindacati e anche in merito alle aspettative dei lavoratori. La proposta n. 857/2013 depositata alla Camera prevede ad esempio la possibilità di un prepensionamento già a partire dai 62 anni di età, mentre per i lavoratori precoci si suggeriscel'uscita con 41 anni di versamenti senza l'applicazione di ulteriori penalizzazioni.

La distanza da colmare si può ricondurre a circa 6 miliardi di euro di spesa, rispetto al miliardo che sarebbe pronto ad impiegare il Governo.

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