Dopo la nascita dell'Ape (anticipo pensionistico), la riforma previdenziale vede arrivare l'ennesimo acronimo dal sapore folcloristico: questa volta si tratta di R.I.T.A., termine che sta per "rendita integrativa temporanea e anticipata". La parola chiave in questo caso è "integrativa" visto che sottintende un ricorso al pilastro previdenziale privato, ovvero alla pensione di scorta che alcuni lavoratori hanno attivato in previsione di un assegno Inps non sufficiente a garantire il proprio tenore di vita. L'ultima proposta dei tecnici consiste nel fare ricorso al capitale accumulato dal lavoratore nel secondo pilastro previdenziale, al fine di rendere maggiormente sostenibile il prepensionamento e di ridurre l'importo del prestito bancario contratto dal futuro pensionando.

Nella pratica, il meccanismo si pone l'obiettivo di alleggerire i costi per il lavoratore e per il sistema previdenziale pubblico, permettendo di chiedere al proprio fondo pensione una rendita di accompagnamento già a partire dai 63 anni d'età, mentre attualmente l'erogazione del capitale o dell'assegno privato restano legati all'effettivo raggiungimento dei requisiti ordinari di quiescenza.

Riforma pensione, funzionerà davvero legare i fondi pensione privati all'Ape?

Stante la situazione appena descritta, appare chiaro che i dubbi da risolvere in relazione a questa ennesima proposta non sono pochi. Se il vantaggio per i due contraenti (il lavoratore da un lato e l'Inps dall'altro) appare chiaro, le perplessità potrebbero riguardare i costi e gli aggravi sui flussi di cassa che ricadranno in capo aifondi pensione.

Altro punto fondamentale da tenere in considerazione è che l'eventuale sostegnointegrativo della pensione privata è legato a dei coefficienti di conversione basati sul calcolo contributivo, pertanto un anticipo nell'erogazione della rendita privataper il lavoratoresignificherà sacrificare anche una parte della futura pensione privata.

I coefficienti di conversione sono infatti sensibili all'età del futuro pensionato, quindi(a parità di capitale accumulato) ogni anno di anticipo si tradurràin una decurtazione dell'assegno. Un punto da tenere necessariamente in considerazione quando ci si troverà davanti ad una scelta che a tutti gli effetti risulterà irreversibile, poiché una volta definito il coefficiente di conversione, indietro non si torna.

Pensioni anticipate: proposta Damiano raggiunge le 40mila firme

Nel frattempo arrivano importanti aggiornamenti anche sulle altre proposte di riforma previdenziale in essere nel dibattito pubblico. Si tratta in particolare della bozza 857 depositata dall'On. Damiano nel 2013 e firmata congiuntamente da altri parlamentari della Commissione lavoro, con l'obiettivo di avviare un meccanismo dipensionamento anticipato tramite la quota 97, oltre all'uscita per i precoci con 41 anni di versamenti. I risultatiattuali parlano rispettivamente di 28mila adesioni ricevute tramite il sito onlineprogressi.org/Pensioni, mentre altre 12mila sono state raccolteattraverso i modulicartacei. La petizione resta attiva, pertanto chi volesse è ancora in tempo per aderire.

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