Alla presentazione del libro "Lotta di classi tra giovani e vecchi?" scritto da Ugo Intini, è intervenuto ilministro del Lavoro Giuliano Poletti, il quale è stato brevemente intervistato da parte di Blasting News. Ecco cosa ci ha detto:

Quali aspettative ha dall'incontro con i sindacati del 29 luglio in merito alla riforma delle Pensioni?

"Abbiamo una discussione già avviata, abbiamo fatto una serie di approfondimenti e ora c'è bisogno di fare un punto. Nella legge di Stabilità avremo uno stock oggi ancora non definito ma sicuramente significativo da destinare al tema delle pensioni e quindi vogliamo costruire un percorso condiviso per definire i bisogni più importanti e la modalità di affrontarli.

Il dialogo e confronto sul sindacato serve a questo; la prossima riunione non sarà niente di più che un punto di quello che abbiamo fatto fino ad ora".

E' possibile che possa essere reintrodotta una nuovaforma di "contributo di solidarietà" sulle "pensioni d'oro" dal 2017?

"Possibile è possibile, ma è una discussione che non abbiamo ancora fatto. Quindi non c'è ancora una risposta su questo".

L'intervento di Poletti su pensioni e salari

Durante il dibattito pubblico il Ministro Poletti si è soffermato su diversi aspetti riguardanti il mercato del lavoro e il rapporto fra giovani e anziani.

Ecco i passaggi principali del suo intervento: "Faccio fatica a dare una lettura univoca ai fenomeni che attraversano le varie classi di età.Il passaggio tecnologico degli ultimi anni è stato epocale, oggi abbiamo un mondo molto più piccolo, più permeabile e più veloce. Spesso mi chiedo, come teniamo in relazione la velocità dei cambiamenti tecnologici, la dinamica sociale e i meccanismi delle decisioni politiche? C'èuna grossa sproporzione. Su Internet è possibile inviare un pacco con 2,10 euro, io mi chiedo che tipo di lavoro c'è dietro? Quale contratto si applica? E se volessi regolare con legge questa materia, quanto tempo mi ci vorrebbe per approvarla? Forse due anni o tre, ma a quel punto la tecnologia che volevo normare probabilmente non esiste più. Ecco, a quel lavoratore più che dare un contratto, difficile da gestire, dovremmo forse dare un contesto: la sanità, la previdenza, la sicurezza e il welfare. Che è l'unica alternativa all'arrenderci e non fare nulla".

Poi ha proseguito: "Dobbiamo approfondire la relazione fra tempi di lavoro e tempi di vita. Le persone in età avanzata sono spesso in grado di fare delle cose, dobbiamo capire come tenerle attive e includerle. Si dice che il permanere a lavoro di una persona over 60 impedirebbe l'ingresso del mercato del lavoro dei giovani, ma questo contraddice un dato demografico: il numero di giovani in Italia è molto più basso di quello degli anziani. Quindi teoricamente dovremmo essere in grado di produrre larghe opportunità per i giovani, anche se di fatto non è così".

Sull'età pensionabile ha detto: "In passato ci siamo abituati a sapere che saremmo andati in pensione prima dei 60 anni e quindi spesso si rimandavano a "dopo il lavoro" le cose belle della vita, sapendo che avremmo avuto tanto tempo per fare ciò che ci piaceva. Oggi il mondo è cambiatoe quindi è meglio faresubito quello che ci piace, perché dopo non c'è più tanto tempo. E' cambiata la prospettiva e quindi ci vuole un dinamismo permanente, per giovani e non. Purtroppo non abbiamo una culturache guarda in tale direzione. Possiamo immaginare una vita che ha come obiettivo la pensione?Io credo che nella vita occorrano obiettivi diversi dalla pensione, che certo è un dirittoeuna tutela. Ma in termini di aspettativa soggettiva vorrei qualcosa di più e di meglio".

Sulla questione salariale ha chiuso: "Siamo abituati a un modello in cui si fanno diversi scatti salariali di carriera e poi si arriva a un livello in cui si attende la pensione. Mi pare poco ragionevole, serve una dinamica in cui si sale più velocemente, si resta dove possibile e poi c'è una parte della vita in cui si bilancia il lavoro con gli altri interessi".